L' attuale sistema di produzione è autodistruttivo e l'attuale corso della civiltà umana, suicida.

tratto da "Facing the Anthropocene: an update"; di Ian Angus.

https://monthlyreview.org/2020/11/01/facing-the-anthropocene-an-update/


Lo storico Ian Angus delinea alcuni importanti sviluppi nei due principali campi coinvolti nella scienza antropocenica.

La geologia, che si è occupata principalmente di definire formalmente la nuova epoca, e la scienza del sistema terrestre che studia i cambiamenti biologici, chimici e fisici globali che stanno rimodellando le condizioni di vita su questo pianeta.

La continua ricerca nella scienza del Sistema Terra sta producendo sempre più prove che confermano, come affermava Barry Commoner, che «l'attuale sistema di produzione è autodistruttivo e l'attuale corso della civiltà umana, suicida».

Formalizzazione

I geologi hanno diviso i 4,5 miliardi di anni della Terra in una gerarchia di eoni, periodi, epoche e divisioni di età, che riflettono i principali cambiamenti nelle condizioni dominanti e nelle forme di vita sulla Terra, come rivelato negli strati geologici. 

Le procedure per modificare la scala temporale geologica, sviluppate nell'arco di due secoli, sono rigorose e richiedono molto tempo; non è insolito che una modifica proposta venga indagata e discussa per decenni prima di essere formalizzata.

Nel 2016, una netta maggioranza nel gruppo di lavoro sull'Antropocene si è espressa per il riconoscimento di una nuova epoca, ma aveva bisogno di prove più specificamente stratigrafiche prima di poter presentare una proposta formale agli organi di governo della geologia, dove è richiesto un voto di maggioranza del 60% per approvare qualsiasi modifica alla Scala temporale geologica. 

Le ricerche successive si sono concentrate su due questioni.

1) Quando è iniziato l'Antropocene? 

Nel maggio 2019, dopo un'ampia valutazione delle molteplici possibilità, l'88% dei membri del gruppo di lavoro sull'Antropocene ha optato per la metà del XX secolo. 

Questo è stato un voto vincolante, quindi altre possibilità sono ormai fuori discussione.

2) Quali prove fisiche negli strati geologici - noti informalmente come «chiodo d'oro» (Golden Spike)- sono il miglior indicatore per l'inizio della nuova epoca? 

Sono state prese in considerazione molte possibilità, ognuna con vantaggi e svantaggi. 

Ad esempio, uno studio del 2018 discute molteplici esempi di «depositi di antropocene» nella sola Inghilterra, tra cui ricadute radioattive, plastica, ceneri da combustibili fossili, calcestruzzo e vari inquinanti chimici che lasciano tracce durature e facilmente identificabili. 

Tutti erano rari o inesistenti prima della seconda guerra mondiale, e tutti sono stati ampiamente depositati da allora.

Un chiodo d'oro deve identificare in modo inequivocabile l'inizio della nuova epoca e deve essere accessibile allo studio dei geologi, ora e in futuro. 

Ma sceglierne uno che sarà accettato dai geologi di tutto il mondo, una comunità scientificamente conservatrice sui cambiamenti della scala temporale, richiederà una ricerca geologica lunga e dettagliata. 

Oltre la geologia

È importante, però, tenere presente che i dibattiti sull'accettazione formale dell'Antropocene sono specifici per la geologia. 

In altre scienze della Terra, l'idea che sia iniziata una fase qualitativamente nuova nella storia planetaria è ormai ampiamente accettata ed è diventata una parte fondamentale dell'analisi del cambiamento globale.

Nel 2018, ad esempio, l'Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) ha affermato, nel suo rapporto sull'impatto del riscaldamento di 1,5° C rispetto all'epoca preindustriale, che il «contesto generale» è quello di: "un'influenza umana  diventata il principale agente di cambiamento sul pianeta, che sta spostando il mondo fuori dal periodo relativamente stabile dell'Olocene, in una nuova era geologica chiamata Antropocene". 

Secondo l'IPCC, "l'Antropocene offre una comprensione strutturata del culmine delle relazioni uomo-ambiente passate e presenti."

Riconoscere le responsabilità differenziate

Nell'agosto 2018, i principali scienziati dell'Antropocene hanno scritto: «diverse società in tutto il mondo hanno contribuito in modo diverso e diseguale alle pressioni sul sistema terrestre e avranno varie capacità per modificare le traiettorie future». 

Nella loro sezione di informazioni supplementari, aggiungono: «il miliardo di persone più ricche produce il 60% dei gas a effetto serra, mentre i tre miliardi più poveri solo il 5%» .

Ancora più decisamente, Will Steffen, che ha guidato i programmi di ricerca che hanno identificato e definito l'Antropocene, ha contestato direttamente l'affermazione comune secondo cui la crescita della popolazione sarebbe uno dei principali driver della "Grande Accelerazione". 

Steffen ha sottolineato che «quasi tutta la crescita della popolazione dal 1950 al 2010 si è verificata nei BRICS e nei paesi poveri, mentre il 18% della popolazione mondiale che vive nei paesi dell'OCSE rappresentava il 74% dell'attività economica globale». 

Egli concluse che "i capitalisti industriali dei paesi ricchi, non l'umanità nel suo complesso, sono in gran parte responsabili dell'Antropocene, come si vede nei modelli della Grande Accelerazione"

Verso Hothouse Earth?

Quasi ogni parte della biosfera viene degradata a tassi senza precedenti ma l'Antropocene comporta ben più di un mero accumulo di problemi ambientali; è una crisi del sistema terrestre: un'alterazione dei processi biologici, chimici e fisici globali che interagiscono costantemente, in cui un cambiamento in qualsiasi parte può influenzare il resto.

Alcune delle più importanti ricerche attuali si concentrano, infatti, sul potenziale, per i processi stressati dal clima, di destabilizzarsi a vicenda portando a cascate di feedback che potrebbero compromettere l'intero sistema.

Un rapporto del 2018 firmato da sedici dei principali scienziati del Sistema Terra, ha esaminato i possibili effetti del riscaldamento globale sui cicli complessi e sui feedback che modellano l'intero pianeta. 

I ricercatori hanno identificato alcuni processi (con un impatto globale) che potrebbero essere radicalmente accelerati da aumenti di temperatura, anche relativamente piccoli, tra cui:

1) scongelamento del permafrost;
2) rilascio di idrati di metano dal fondale oceanico;
3) distruzione dei suoli;
4) assorbimento di anidride carbonica oceanica;
5) aumento della respirazione batterica negli oceani;
6) deperimento delle foreste amazzoniche e/o boreali;
7) riduzione della copertura nevosa settentrionale;
8) perdita di ghiaccio marino artico e/o antartico;
9) fusione delle calotte polari.

Ognuno di questi processi potrebbe accelerare sostanzialmente il riscaldamento globale da solo e, superato un "punto di svolta", innescare una «cascata di ribaltamento» che accelererebbe permanentemente gli altri. 

Se si verificasse tale cascata, la terra potrebbe essere spinta inarrestabilmente verso «una temperatura media globale molto più alta di qualsiasi interglaciale negli ultimi 1,2 milioni di anni e verso livelli del mare significativamente più alti che in qualsiasi momento dell'Olocene». 

La «Terra Serra» risultante sperimenterebbe "condizioni che sarebbero inospitali per le attuali società umane e per molte altre specie contemporanee".

In un altro studio pubblicato su Science, i ricercatori hanno esaminato trenta diversi sistemi naturali scoprendo che, nel 45% dei casi, il superamento di un punto di svolta in un sistema può spingere gli altri oltre il limite: "Gli ecosistemi regionali possono essere trasformati da una gestione degli ecosistemi molto lontani e, al contrario, possono essi stessi guidare le trasformazioni di altri ecosistemi lontani".

Studi come questi mettono in discussione l'opinione che il riscaldamento globale possa essere risolto con piccoli cambiamenti e riforme del mercato. 

La sfida più grande che la nostra generazione deve affrontare è quella di guarire queste immense fratture nei sistemi di supporto vitale della Terra, prima che sia troppo tardi.


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