I cambiamenti climatici acuiscono il divario economico tra regioni più ricche e regioni più povere: gli impatti economici tendono ad essere più elevati nelle aree meno sviluppate.
tratto da "Analisi del rischi, i cambiamenti climatici in Italia"; di CMCC.
https://www.cmcc.it/it/analisi-del-rischio-i-cambiamenti-climatici-in-italia
I cambiamenti climatici in Italia sono legati a incrementi della temperatura, modifiche nel regime delle precipitazioni e maggiore frequenza e durata di fenomeni climatici estremi.
Negli scenari considerati, ci si può attendere un generalizzato innalzamento della temperatura media fino a 5°C in più al 2100 rispetto a inizio secolo (scenario peggiore, RCP8.5).
Per il regime delle precipitazioni esistono invece significative differenze su base geografica.
In generale, è attesa una diminuzione dei valori annuali e un aumento di intensità nei giorni più piovosi.
In tutti gli scenari considerati, aumenta il numero di giorni caldi e secchi durante l’anno.
Anche per l’ambiente marino sono attesi importanti cambiamenti, in particolare l’aumento delle temperature superficiali e del livello del mare, con impatti negativi sulla fornitura dei cosiddetti “beni e servizi ecosistemici” costieri che sostengono interi sistemi socioeconomici.
La probabilità del rischio da eventi estremi è aumentata in Italia del 9% negli ultimi vent’anni.
La capacità di adattamento e la resilienza interessano l’intero territorio nazionale ma il Sud Italia evidenzia un numero considerevole di comuni con bassi livelli di resilienza ai disastri.
Tuttavia, anche le regioni del Nord, più ricche e sviluppate, non sono immuni agli impatti dei cambiamenti climatici né sono più preparate per affrontarli.
Le aree urbanizzate subiranno forti impatti negativi dai cambiamenti climatici, soprattutto in riferimento ai fenomeni climatici estremi (ondate di calore ed eventi di precipitazione intensa).
Saranno principalmente le fasce più fragili della popolazione (bambini, anziani, disabili) a subire gli effetti più negativi.
Il caldo intenso rappresenta un rischio in termini di salute della popolazione e i centri urbani sperimentano temperature più elevate anche di 5-10°C rispetto alle aree rurali circostanti; nel 2019 i giorni di caldo intenso sono stati 29 in più rispetto al periodo 1961-1990.
Secondo le proiezioni climatiche ci si attende un aumento di questi fenomeni che si acuiscono nelle realtà urbane.
Esiste inoltre un forte legame tra incremento di temperatura e inquinamento atmosferico.
L’atteso aumento di periodi di caldo intenso influisce sull'aumento della mortalità, su casi di malattie cardiovascolari e respiratorie.
Le città italiane sono particolarmente esposte anche ai rischi legati alle precipitazioni intense e derivanti da esondazioni e inondazioni.
L’analisi del rischio integra i dati degli scenari climatici sull’atteso incremento nel futuro di eventi di piogge intense con la situazione attuale in cui il 91% dei comuni italiani risulta a rischio per frane e alluvioni, mentre oltre 7 milioni di persone vivono o lavorano in aree definite ad “alta pericolosità”.
L’Italia rappresenta un’area fortemente soggetta a fenomeni di dissesto geologico, idrologico e idraulico che rappresentano una seria minaccia per la popolazione.
L’innalzamento della temperatura e l’aumento di fenomeni di precipitazione localizzati nello spazio hanno un ruolo importante nell’esacerbare il rischio da dissesto geo-idrologico su tutto il territorio.
Fattori antropici (consumo di suolo e impermeabilizzazione, occupazione delle aree fluviali, ecc.) uniti all’innalzamento della temperatura e all’aumento di fenomeni di precipitazione localizzati nello spazio hanno un ruolo importante nell’esacerbare il rischio.
I cambiamenti climatici attesi (periodi prolungati di siccità, eventi estremi e cambiamenti nel regime delle precipitazioni) presentano rischi per la qualità e per la disponibilità delle risorse idriche in Italia.
I rischi sono più evidenti nei mesi estivi e nelle zone semi-aride.
L’elevata competizione fra settori (consumi civili, comparto agricolo, industria, energia, turismo) per la domanda di acqua, soprattutto nelle stagioni calde, richiede maggiore programmazione e coordinamento per aumentare l’efficienza dell’uso delle risorse e garantire lo sviluppo sostenibile del territorio.
L’inadeguatezza dell’infrastruttura (perdite di acqua fino al 50% in agricoltura) rappresenta un’evidente vulnerabilità e un fattore importante nella gestione del rischio.
Il rischio da cambiamenti climatici in Italia per il settore agricolo è rilevante sia per le produzioni vegetali sia per quelle animali.
Le colture rispondono all’incremento atteso nelle temperature medie con: variazione della durata della stagione di crescita, precocità della manifestazione delle fasi fenologiche e potenziale spostamento degli areali di coltivazione verso maggiori latitudini e quote in cui si possono creare migliori condizioni di crescita e sviluppo.
Per il futuro sono attesi in Italia decrementi di produttività per le colture a ciclo primaverile-estivo, specialmente se non irrigate.
Si evidenzia, inoltre una possibile espansione verso Nord degli areali di coltivazione per specie come olivo e vite.
L’atteso aumento di eventi estremi può, però, limitare l’espansione verso nuovi areali.
L’aumento della temperatura influisce sul benessere e la qualità del bestiame allevato sottoposto a stress da caldo per lunghi periodi dell’anno, con conseguenze sulla produttività del settore.
La maggiore incidenza di fenomeni climatici estremi interagisce con cambiamenti socio-economici e nell'uso del suolo.
Tale situazione potrà esacerbare specifiche componenti del rischio di incendi, con impatti negativi su persone, beni ed ecosistemi.
Si attende inoltre un incremento delle emissioni in atmosfera di gas a effetto serra e particolato con significative conseguenze sulla salute umana.
I costi degli impatti dei cambiamenti climatici in Italia aumentano rapidamente e in modo esponenziale al crescere della temperatura nei diversi scenari: dallo 0,5% del PIL pro capite attuale, al 7-8% a fine secolo nello scenario peggiore.
Le perdite maggiori vengono a determinarsi nelle reti e nella dotazione infrastrutturale del Paese (come conseguenza dell’intensificarsi dei fenomeni di dissesto), nell’agricoltura e nel settore turistico nei segmenti sia estivo che invernale.
Tutti i settori dell’economia italiana risultano impattati negativamente dai cambiamenti climatici che richiederanno, in futuro, numerosi investimenti ma che potrebbero rappresentere per l’Italia un'opportunità.
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