La sesta estinzione di massa in corso potrebbe essere la minaccia ambientale più grave alla persistenza della civiltà, perché sarebbe irreversibile.
Migliaia di popolazioni di specie animali di vertebrati sono andate perse in un secolo, ad indicare che la sesta estinzione di massa, causata dall'uomo, sta accelerando.
Inoltre, le specie sono "collegamenti negli ecosistemi" e, quando cadono, è probabile che anche altre specie, con le quali interagiscono, scompaiano.
Nelle regioni in cui si concentrano le specie in via di estinzione, è probabile che si verifichino crolli della biodiversità regionale e, con essi, dei cruciali sistemi di supporto vitale delle comunità locali.
La sesta estinzione di massa in corso è il risultato della distruzione delle popolazioni, che porta al rischio di scomparsa di intere specie.
L'estinzione delle popolazioni e delle specie ha gravi implicazioni per la società a causa del degrado dei servizi ecosistemici.
La sesta estinzione di massa causata dall'uomo sta probabilmente accelerando per diversi motivi.
In primo luogo, molte delle specie che sono state portate sull'orlo dell'estinzione probabilmente si estingueranno presto.
In secondo luogo, la distribuzione di quelle specie coincide fortemente con centinaia di altre specie in via di estinzione, che sopravvivono in regioni con un alto impatto umano, suggerendo un crollo della biodiversità regionale.
In terzo luogo, le strette interazioni ecologiche di specie sull'orlo dell'estinzione, tendono a portare altre specie verso l'annientamento: l'estinzione genera estinzioni.
Sebbene ci siano stati cinque episodi di estinzione di massa negli ultimi 450 milioni di anni, ognuno dei quali ha distrutto dal 70 al 95% delle specie di piante, animali e microrganismi esistenti, la vita si è ripresa e si è ampiamente diffusa.
Questi eventi di estinzione sono stati causati da alterazioni catastrofiche dell'ambiente, come massicce eruzioni vulcaniche, esaurimento dell'ossigeno oceanico o collisioni con asteroidi.
In ognuno dei casi, ci sono voluti milioni di anni per recuperare un numero di specie paragonabile a quello che esisteva prima dell'evento di estinzione.
È stato in un mondo biologicamente diversificato che noi umani ci siamo evoluti; un mondo che stiamo distruggendo.
Questo è probabilmente il problema ambientale più grave, perché la perdita di una specie è permanente e ciascuna di esse svolge un ruolo diversificato nei sistemi viventi da cui tutti dipendiamo.
Le estinzioni di specie che definiscono l'attuale crisi sono, a loro volta, basate sulla scomparsa massiccia delle popolazioni che le compongono, per lo più a partire dal 1800.Le enormi perdite di biodiversità che stiamo vivendo sono causate, direttamente o indirettamente, dalle attività di Homo sapiens.
Si sono verificate quasi tutte da quando i nostri antenati hanno sviluppato l'agricoltura, circa 11.000 anni fa.
A quel tempo, si contavano forse 1 milione di persone in tutto il mondo; ora siamo 7,7 miliardi e il numero è ancora in crescita.
Man mano che il nostro numero è cresciuto, l'umanità è arrivata a rappresentare una minaccia senza precedenti per la stragrande maggioranza degli altri esseri viventi.
Oggi, i tassi di estinzione delle specie sono centinaia o migliaia di volte più veloci dei tassi "normali" o "di fondo", prevalenti nelle ultime decine di milioni di anni.
Un recente rapporto delle Nazioni Unite sulla biodiversità e i servizi ecosistemici stima che un quarto di tutte le specie rischia l'estinzione, molte delle quali entro pochi decenni.
Ogni volta che una specie o una popolazione scompare, la capacità della Terra di mantenere i servizi ecosistemici viene erosa in una certa misura, a seconda della specie o della popolazione interessata.
È probabile che ogni popolazione sia unica, e che differisca nella sua capacità di inserirsi in un particolare ecosistema, svolgendovi un ruolo.
Più di 400 specie di vertebrati si sono estinte negli ultimi 100 anni, estinzioni che avrebbero richiesto fino a 10.000 anni nel normale corso dell'evoluzione; campioni delle recenti estinzioni sono gli anfibi.
Milioni di popolazioni sono scomparse negli ultimi 100 anni, con la maggior parte delle persone inconsapevoli della loro perdita; tali perdite sono diventate estremamente gravi negli ultimi decenni.
Queste includono molte popolazioni di animali e piante grandi e non, da leoni e tigri, a elefanti e cactus.
Ad esempio, su un campione di 177 specie di grandi mammiferi, la maggior parte ha perso più dell'80% del proprio areale di distribuzione nell'ultimo secolo, cio ha comportato un'estesa estirpazione di popolazioni; il 32% di oltre 27.000 specie di vertebrati ha, infatti, una popolazione in declino.
Il Living Planet Report ha rilevato che circa il 70% di tutti gli individui delle specie di vertebrati è scomparso negli ultimi 50 anni dal 1970; anche gli insetti e altri invertebrati hanno subito enormi perdite.
Popolazioni più piccole diventano più isolate e più soggette all'estinzione per cause naturali, come la consanguineità, o per cause antropiche.
Il motivo per cui così tante specie vengono spinte all'estinzione da cause antropiche è indicato dal fatto che gli esseri umani, e i loro animali domestici, rappresentano circa 30 volte la massa vivente di tutti i mammiferi selvatici e questi ultimi devono competere per spazio e risorse.
Osservazioni conclusive
La grave perdita di biodiversità, come l'inquinamento e la crisi climatica alle quali è strettamente legata, rappresenta una minaccia esistenziale per la civiltà.
Sebbene sia forse più immediata da comprendere rispetto al cambiamento climatico, la portata della sesta estinzione e i probabili impatti sul benessere umano, sono in gran parte sconosciuti ai governi, al settore privato e alla società civile.
È dunque un imperativo morale intraprendere qualsiasi azione possibile per fermare l'estinzione.
La conservazione delle specie in via di estinzione dovrebbe essere elevata a un'emergenza nazionale e globale per i governi e le istituzioni, al pari della crisi climatica.
Molte delle specie vengono decimate dal commercio legale e illegale di animali selvatici; una minaccia fondamentale per la salute e il benessere dell'uomo e una delle principali cause di estinzione di popolazioni e specie che sta erodendo l'ecosistema di cui abbiamo bisogno per sopravvivere.
L'orribile pandemia di coronavirus 2019 (Covid-19) che stiamo vivendo, di cui ancora non comprendiamo appieno i probabili impatti globali economici, politici e sociali, è legata al commercio di animali selvatici.
È imperativo che il commercio di animali selvatici per il consumo umano sia considerato una minaccia, sia per la salute umana che per la conservazione della fauna selvatica.
È altrettanto imperativo che vengano prese misure per fornire cibo alle comunità locali più povere, che le misure di conservazione potrebbero privare della carne di animali selvatici, specialmente in Africa.
In considerazione dell'attuale crisi climatica e di estinzione e della mancanza di azioni diffuse per fermarle, è molto importante scendere in piazza.
Non c'è dubbio, ad esempio, che ci saranno più pandemie se continueremo a distruggere habitat e a scambiare fauna selvatica per il consumo umano.
È qualcosa che l'umanità non può permettersi, poiché potrebbe essere un punto di svolta per il crollo della civiltà.
La posta in gioco è il destino dell'umanità e della maggior parte delle specie viventi; le generazioni future meritano di meglio da noi.
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