Water e land grabbing sono due facce della stessa medaglia.

tratto da "Acqua oro blu del pianeta tra scarsità, 'water grabbing' e insufficiente consapevolezza del problema"; di F. Krasna.

www.openstarts.units.it/handle/10077/30600


Il problema ambientale si presenta sotto due aspetti principali strettamente collegati: la finitezza delle risorse e l’inquinamento. 

L’interrelazione è chiaramente evidente, dal momento che già l’economia ambientale negli anni Settanta aveva indicato come uno stress prolungato al di sopra della soglia di resilienza di un ecosistema ne determini l’indebolimento e il progressivo declino, nonché una riduzione crescente della capacità di reazione dell’ecosistema stesso (capacità autopoietica), potenzialmente fino alla sua estinzione. 

Nell’attuale sistema capitalistico la probabilità che, in generale, l’equilibrio ecologico sia tendenzialmente messo in scacco dall’equilibrio economico (incontro tra domanda e offerta di un bene o servizio), è molto alta.

Ne deriva una forte pressione generalizzata su tutte le risorse. 

In particolare, un aspetto per altro ancora poco conosciuto, anche se ben noto agli studiosi, riguarda il futuro dell’acqua e il futuro di noi tutti in relazione a questo preziosissimo elemento. 

La sua rilevanza per la produzione alimentare è evidente; spesso però non si ha un’idea adeguata dell’intensità del suo utilizzo nei diversi settori produttivi, estremamente impattante proprio a partire dall’agricoltura.  

Il vero problema, però non è tanto la scarsità dell’acqua quanto la sua disomogenea distribuzione a livello geografico, in particolare se si considera la disponibilità media pro capite di acqua dolce. 

Spesso le aree geografiche più altamente popolate e/o con i tassi di crescita demografica più rilevanti, presentano situazioni critiche per quanto riguarda le dotazioni idriche.

Buona parte dell’Africa, del Medio Oriente per non parlare di Cina e India sono un evidente esempio di quanto sopra affermato e in netto contrasto con realtà come quella del Canada, una delle aree geografiche più ricche di acqua e più scarsamente popolate.

I consumi continuano a crescere anche nei Paesi più sviluppati dove, seppure con un certo grado di differenziazione geografica, sono già molto elevati, circa 300 litri pro-capite al giorno in media, (in Italia sono circa 245, ISTAT 2017) a fronte di 10 litri pro-capite al giorno in molte aree povere e soprattutto in Africa. 

A livello globale il settore che assorbe la maggior quota idrica è quello agricolo (circa 70%), seguito dall’industria (20%) e infine dagli usi domestici (10%), ma la distribuzione geografica dei consumi è molto varia, come si è già avuto modo di osservare in precedenza. 

Water grabbing e principali problemi correlati 

In relazione alle risorse idriche, i principali problemi, strettamente interrelati tra loro, possono essere così schematizzati:

  • Scarsità idrica globale

Alle condizioni attuali, si prevede che tra 15 anni circa, il consumo idrico crescerà del 50%, soprattutto nei Paesi in via di Sviluppo, a fronte di riserve che però non saranno in grado di assicurare livelli adeguati a circa il 47% della popolazione mondiale (WWF, 2012).

  • Interazioni critiche con il cambiamento climatico

Per quanto riguarda il climate change, di cui le attività umane sono ampiamente chiamate a rispondere, gli effetti del fenomeno vanno a sommarsi a quelli più diretti e già critici delle attività umane stesse. 

Secondo quanto denunciato più volte dall’Intergovernamental Panel on Climate Change (IPCC) la temperatura media sulla terra si è innalzata di circa un grado e si teme che entro il 2100 questo incremento possa raggiungere anche i 4-5 gradi con un impatto enorme sul pianeta e sui suoi equilibri. 

La fusione dei ghiacciai, l’innalzamento del livello dei mari, l’intensificazione del processo di evaporazione, ecc. sono tutti aspetti che avranno delle ripercussioni molto forti sull’organizzazione della vita umana ed animale.

  • Minacce alla biodiversità

Tutto ciò riguarda evidentemente, in modo diretto o indiretto, la conservazione della biodiversità, minacciandola con effetti complessivi ancora poco noti sull’equilibrio ecosistemico globale e con una preoccupante perdita di informazioni e conoscenza potenzialmente strategica proprio ai fini della tutela della vita umana e non solo, sul pianeta.

Secondo i dati dell’International Union for Conservation of Nature (IUCN) si stima che su un totale di 63.000 specie viventi vegetali e animali, 19.817 (31,45%) sono seriamente minacciate; nel Mar Mediterraneo almeno il 32% degli habitat marini è a rischio. 

Da un punto di vista geografico e socio-economico, le ripercussioni più forti si fanno sentire soprattutto nelle aree in cui l’organizzazione socio-economica è basata maggiormente sulla biodiversità, come in America Latina. 

Bompan e Iannelli identificano il Water Grabbing con riferimento a “…situazioni in cui attori potenti sono in grado di prendere il controllo o deviare a proprio vantaggio risorse idriche preziose, sottraendole a comunità locali o intere nazioni, la cui sussistenza si basa proprio su quelle stesse risorse e quegli stessi ecosistemi che vengono depredati”. 

Spesso i processi di Land e Water grabbing sono strettamente interdipendenti.

L’acquisto di vasti terreni infatti risulta strumentale all’acquisizione delle acque presenti in superficie o sottoterra, così come, d’altra parte, lo sfruttamento agricolo intensivo di un dato suolo implica, in qualche modo, la ricerca e l’utilizzo di ingenti quantitativi d’acqua, che, spesso, nei contesti interessati da Land e Water grabbing, rappresenta di per sé una risorsa scarsa e strategica. 

Il Water Grabbing si verifica, molto spesso, lì dove i livelli di sviluppo sono tali per cui buona parte della popolazione è dedita all’agricoltura contadina; la tutela dei diritti è debole se non mancante e persino la titolarità dei diritti di sfruttamento della terra oggetto di alienazione non è né chiara né chiaramente tutelata. 

Tra le aree maggiormente interessate, infatti, ritroviamo nuovamente varie regioni dell’Africa, soprattutto sub-sahariana, diverse isole localizzate tra l’Oceano Indiano e quello Pacifico e altri territori in Brasile e in Russia. 

L'acqua, a livello globale, rappresenta una risorsa preziosissima e relativamente scarsa (con importanti implicazioni geopolitiche), anche se tale percezione, a sua volta, è relativamente recente, ma ormai ben radicata in seno alle istituzioni, almeno a livello internazionale.  

A livello locale, soprattutto nei Paesi più ricchi, il problema della scarsità d’acqua può non essere evidente o non essere percepito come una priorità o anche come un problema; ma l’acqua è una risorsa globale e globale è il suo ciclo.

Se tale risorsa scarseggia in qualche luogo, prima o poi anche i luoghi in cui essa appare al momento abbondante, ne dovranno pagare le conseguenze. 

Quali sono le finalità principali dell'accaparramento?

Le principali finalità del Water Grabbing sono definite dalle principali pratiche di sfruttamento dell’acqua in generale a livello globale, con l’aggravante che ne qualifica il carattere di essere perpetrate senza alcuna attenzione agli equilibri ecosistemici, socio-economici e culturali né a livello locale né a livello globale, in una situazione di asimmetria nella distribuzione del potere (economico e politico).

Le destinazioni d’uso maggiormente impattanti per le risorse idriche in via diretta sono: 

  1. l’agricoltura, soprattutto intensiva e quindi la produzione di beni alimentari o altri prodotti agricoli;

  2. la produzione di energia idroelettrica;

  3. l'impiego nell’industria mineraria.

Nel primo caso rientra non solo la produzione per consumo alimentare di una popolazione mondiale in forte crescita, ma anche la produzione di cibo per gli animali e la produzione di biocarburanti (flex crops).

Per quanto riguarda la produzione di energia idroelettrica, questa avviene, come è noto, attraverso dighe e bacini artificiali, ma è ormai risaputo che tali opere possono avere un impatto molto forte sugli equilibri ecosistemici, ecologici e socio-economici.

Anche l’estrazione di risorse minerarie spesso implica l’utilizzo e il degrado di ingenti masse d’acqua; uno dei metodi più impattanti e discussi è quello del fracking o fratturazione idraulica, che consiste nel perforare il terreno per raggiungere i giacimenti di petrolio e gas naturale e poi ”bombardarli” con getti di acqua e sabbia (più altri composti chimici) ad alta pressione per favorire la fuoriuscita del gas. 

Tale pratica è molto impattante sotto diversi punti di vista; in primis utilizza ingenti quantitativi di acqua, ma anche sostanze chimiche nocive, che rimangono parzialmente nel sottosuolo e possono compromettere le falde acquifere, con grande pregiudizio per l’ambiente e l’uomo. 

Nel Water Grabbing si può forse far rientrare anche un altro fenomeno ovvero la diffusione del processo di privatizzazione dell’acqua, inizialmente diffusosi nei Paesi in via di sviluppo, ma ora presente come trend anche nei Paesi avanzati. 

Molte possono essere le condizioni che producono effetti distorsivi, per lo più a danno delle popolazioni, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo e dove l’applicazione e il rispetto della legge lasciano a desiderare, o in presenza di vuoti legislativi.

Tra i tanti fattori da prendere in considerazione, trattando di pressione sulle risorse idriche, bisogna ancora ricordare gli sprechi e le inefficienze delle reti di gestione di tali risorse. 

In realtà sprechi, inquinamento, ecc. finiscono per dover essere messi in conto nel bilancio idrico globale e, per le interdipendenze di cui si è scritto ripetutamente, diventano cause dirette o indirette di scarsità idrica e WG. 

È evidente allora che il problema del Water Grabbing, così come quello più ampio e che lo ricomprende in sé della scarsità idrica a livello mondiale, possono essere affrontati solo pensando a una qualche forma di governance rafforzata a sua volta da un sistema di tutela dei diritti dei più deboli, che, necessariamente, non può che considerare anche il diritto all’acqua. 

In realtà ciò vale per qualsiasi serio intervento di tutela ambientale, che, nonostante la sua "place evidence" a livello locale, deve essere comunque considerato in un’ottica di equilibrio globale: nella maggior parte dei casi la tutela del diritto all’acqua non è neppure riconosciuta in modo esplicito a livello costituzionale.


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