Sfidare la modernità capitalista: Gandhi e Öcalan; dai circoli oceanici al confederalismo democratico.

tratto dall'intervento di Joám Evans Pim (Åbo Akademi University) alla conferenza “Sfidare la Modernità Capitalista II”.

http://networkaq.net/2015/2015/speeches/pdf/5.4_ITALIANO_Joam-Evans-Pim_Gandhi-e-Ocalan-dai-circoli-oceanici-al-confederalismo-democratico.pdf

Parallelismi fra le proposte politiche di Gandhi e Öcalan nel contesto delle lotte di liberazione nazionale in India e in Kurdistan. 

Gandhi descrisse la visione politica di una società senza stato nonviolenta, in forma di “circoli oceanici”, ossia una struttura costituita da innumerevoli villaggi con “cerchi sempre più ampi e mai tendenti a salire”; non una “piramide con un apice sostenuto dalla base di fondo”, ma un “cerchio il cui centro sarà l’individuo”. 

Tale visione corrisponde alla proposta di Öcalan di Confederalismo Democratico, auspicante l’autosufficienza e l’autogoverno di comunità come “sistema democratico di un popolo senza uno stato”. 

E’ stato ampiamente riconosciuto che le idee di Murray Bookchin sull'ecologia sociale, sul municipalismo libertario e sul comunalismo, siano state strumentali nello sviluppo del concetto di Confederalismo Democratico di Abdullah Öcalan, quale “paradigma sociale non statuale”; indubbiamente la pietra angolare di profondi cambiamenti sociali e politici, la cui attuazione ha avuto inizio dopo la Dichiarazione del Confederalismo Democratico in Kurdistan, nel 2005. 

La storia non statuale, ovvero l’arte di non essere governati da stati circostanti, per utilizzare l’espressione di Scott, del popolo kurdo e di altri nella grande area mesopotamica, è stata un fattore d’influenza ugualmente importante nell’emergere del confederalismo democratico come “amministrazione politica non statale o democrazia senza stato”. 

Per Öcalan la differenza è chiara: “Gli stati sono fondati sul potere; le democrazie sono basate sul consenso collettivo.
Lo stato utilizza la coercizione come strumento legittimo. 
Le democrazie poggiano sulla partecipazione volontaria”. 

Alcune opere hanno esplorato la corrente attuazione dei principi del confederalismo democratico da parte del Koma Civakên Kurdistan (Confederazione di Comunità del Kurdistan), sia nel contesto di “conflitto di bassa intensità” del Kurdistan settentrionale, sia dal 2012 nel contesto di guerra aperta del Rojava siriano, in uno sforzo volto a istituire un esteso sistema di consigli di villaggio e di vicinato che incorporino i principi dell’ecologia, della liberazione di genere e della democrazia diretta. 

Considerazione congiunta delle proposte di Gandhi e Öcalan: 

1) entrambi i leader hanno rifiutato la creazione di uno stato-nazione come soluzione nella lotta di liberazione nazionale, considerando piuttosto lo stato come parte del problema; 

2) quantunque in contesti di violenza e severa repressione, includenti anche la loro carcerazione, entrambi i leader hanno compreso la rilevanza della nonviolenza quale strumento di mutamento sociale; 

3) sia Gandhi che Öcalan sono stati ostracizzati in ambito internazionale in quanto etichettati come “combattenti per la libertà”, “nazionalisti” o “terroristi”;

4) la nonviolenza gandhiana in India e il confederalismo democratico kurdo sono stati in grado di presentare un approccio integrale  ad alcune fra le più urgenti questioni dei nostri tempi, offrendo un modello rilevante non soltanto riguardo alle loro specifiche circostanze, ma anche in termini globali.

L’indipendenza deve avere inizio sul fondo”: repubbliche di villaggio e consigli

La visione di Gandhi di una società indiana libera e nonviolenta era poggiata su due pilastri basilari: Swaraj (autogoverno di comunità non gerarchica) e Swadeshi (autosufficienza), presentati come reciprocamente interdipendenti. 

Il pensiero gandhiano su questioni sociali, politiche ed economiche fissò un precedente per molti sviluppi teoretici e pratici che si sarebbero poi cristallizzati nell’ultimo quarto del 20esimo secolo e agli inizi del 21esimo secolo nei campi dell’economia (Schumacher e Ostrom), della tecnologia (Mumford), dell’energia (Trainer) e della politica (Bookchin). 

L’adozione, da parte di Öcalan (2011), di ecologia sociale, comunalismo e liberazione di genere come spina dorsale del confederalismo democratico, colloca con chiarezza tale paradigma politico sullo stesso terreno, non solo teoretico ma anche pratico, come il nuovo “contratto sociale” nel Rojava esemplarmente dimostra: “le aree di democrazia autogestita non accettano i concetti di nazionalismo statale, apparato militare o religione, né di gestione centralizzata o governo centrale”.

Come per il sistema decentralizzato di consigli del confederalismo democratico, così Gandhi etichettava la struttura socio politica che avrebbe sostenuto una società nonviolenta come “repubblica di villaggio” o “Swaraj di villaggio”. 

La definizione gandhiana di Swaraj (autogoverno) include “un continuo sforzo per essere indipendenti dal controllo governativo, sia che si tratti di governo straniero, sia che si tratti di governo nazionale”, dal momento che nessun governo dovrebbe curarsi della regolamentazione della vita di ogni giorno. 

La “repubblica di villaggio” quale unità societaria sarebbe naturalmente fondata non sullo status sociale o su titoli di proprietà ma sulla nonviolenza e il lavoro egualitario, delineando nuovamente quel che le prassi dell’autonomia democratica sono state impegnate ad attuare nell’ultimo decennio. 

Il villaggio swaraj è presentato come “repubblica completa, indipendente dai suoi vicini per i propri bisogni vitali, e tuttavia interdipendente per molti altri aspetti riguardo ai quali la dipendenza è una necessità”.

Per Ghandi: "Ogni attività sarà condotta, nei limiti del possibile, su base cooperativa. 
Non vi saranno caste come le abbiamo oggi, con il loro gradiente d’intoccabilità. 
La nonviolenza, con la sua tecnica del satyagraha e della non-cooperazione, sarà la misura sanzionatoria della comunità di villaggio.
Il governo del villaggio sarà guidato da un Panchayat di cinque persone annualmente elette dagli adulti del villaggio, uomini e donne, in possesso di minimi requisiti prescritti. 
Queste avranno tutta l’autorità e la giurisdizione richieste. 
Dal momento che non vi sarà alcun sistema punitivo, nel senso accettato del termine, tale Panchayat sarà il sistema legislativo, giudiziario ed esecutivo combinati insieme, operativo nel suo anno in carica.
Qui vi è perfetta democrazia fondata sulla libertà individuale. 
L’individuo è l’architetto del proprio governo. 
La legge della nonviolenza regola lui e il suo governo. 
Egli e il suo villaggio sono in grado di sfidare la potenza del mondo".

In termini pratici, Gandhi argomenta che l’istituzione di una tale forma di villaggio indipendente swaraj non richiede autorizzazione esterna e non ha bisogno di attendere che una importante rivoluzione politica avvenga nello stato circostante; pertanto fissa un precedente chiaro per le comunità coeve, come i villaggi ecologici, che sono in grado di fiorire negli interstizi dello stato, ma anche per il confederalismo democratico, laddove stati esistenti e loro confini sono sorpassati.

Già nel 1910 Gandhi mise in guardia dal fatto che se l’India avesse replicato le istituzioni politiche, economiche, amministrative, legali, educative e militari britanniche, sarebbe andata in rovina, dal momento che erano tali istituzioni, indipendentemente da chi ne detenesse il controllo, a costituire il maggiore ostacolo allo sviluppo nonviolento di swaraj e swadeshi.

La libertà dei popoli dell’India non poteva essere ridotta a un trasferimento dell’amministrazione dell’apparato statale, ma doveva soprattutto significare rimozione completa di tali strutture: "l’India deve ancora conseguire l’indipendenza sociale, morale ed economica in termini di oltre 700.000 villaggi in quanto distinti dalle sue città".

Similmente, Öcalan avverte che lo stato non incrementerà la libertà di un popolo ma piuttosto: "sarà un gravoso ostacolo allo sviluppo sociale di qualsiasi popolo". 

Il confederalismo democratico è un paradigma sociale "non statuale”

Gandhi concorderebbe, considerando che lo stato rappresenta la violenza in una forma concentrata e organizzata: "L’individuo ha un’anima, ma essendo lo stato una macchina priva di anima, mai può essere immunizzato dalla violenza, alla quale deve la propria esistenza”. 

Come Öcalan, anche Gandhi asserì: “La centralizzazione come sistema è incoerente con una struttura nonviolenta della società”.

I principi di ecologia sociale incorporati dal confederalismo democratico lo pongono ai ferri corti con il binomio stato/capitalismo, proprio come Gandhi riteneva che la visione del villaggio swaraj non solo fosse incompatibile con la configurazione occidentale dello stato indiano ma anche con l’ethos industriale e urbano che attualmente lo governa: “non puoi costruire la non-violenza su una civiltà di fabbriche, ma essa può essere costruita su villaggi capaci di provvedere a se stessi. 
Tu hai pertanto necessità di disporre dapprima di una mente orientata verso la ruralità, per poter poi essere nonviolento, e per poter essere di mentalità rurale devi aver fede nella ruota che gira simbolo di autosufficienza”.

Gandhi acutamente asserì: “Il sangue dei villaggi è il cemento con cui l’edificio cittadino è costruito”. 

Non vi sarebbe stato spazio, quindi, per sfruttamento o coercizione nel contesto del villaggio autosufficiente e autogovernato.

Costruire l’interdipendenza: circoli oceanici e confederalismo democratico

Il confederalismo democratico non è presentato come paradigma o soluzione per un unico popolo, ma piuttosto come sistema democratico di fondo che può essere applicato all’intera Mesopotamia, al Medio Oriente e oltre, quale “unico approccio che possa confrontarsi con diversificati gruppi etnici e diverse religioni e con differenze di classe”. 

Oltre mezzo secolo fa Hannah Arendt, a sua volta fautrice della democrazia diretta, espresse la propria opposizione alla creazione di uno stato ebraico, preferendo un accordo confederale fondato su “consigli municipali e rurali misti, ebraico-arabi, di autogoverno locale, su piccola scala, quanto più possibile numerosi come sola misura politica realistica che possa infine condurre all’emancipazione politica della Palestina”. 

Anche Templer, 50 anni dopo, suggerì una “soluzione non statuale” per il conflitto apparentemente inestricabile fra Palestina e Israele seguendo una prospettiva bio-regionale che considerasse il bisogno di gestione economica comune di risorse sempre più scarse, quali acqua, gas e petrolio.

Pratica, implementazione e sviluppo del confederalismo democratico e dell’autonomia democratica, offrono un esempio realmente significativo di come possano emergere forme sociali e politiche di organizzazione, "oltre" lo stato e il capitalismo, in ambito locale, regionale e globale.




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