tratto da "Oltre il dualismo natura-cultura: Bateson, Ingold, Descola"; di Michela Guerra.
https://www.academia.edu/12995249
Colonialità e razzismo istituzionalizzato del modello di potere mondiale moderno.
Durante la conquista delle Americhe, vari processi storici e dispositivi teorici si incontrarono per dare alla luce quello che sarebbe diventato il nuovo modello di potere mondiale, così come lo conosciamo.
Uno dei concetti che ha dato forma al mondo di oggi, quello di razza nella sua accezione moderna, non ha storia conosciuta prima della scoperta dell'America.
Sono sempre esistiti dominatori e dominati ma l'uomo moderno è stato il primo a cercare di fondare biologicamente le differenze etniche e a cercare di dimostrare la propria superiorità naturale.
Con il mito dell'emancipazione dallo stato di natura, una delle pietre angolari del pensiero politico del tempo, l'uomo bianco ha teorizzato un procedere storico lineare e progressivo, e ha posto la civiltà europea sul gradino più alto e avanzato della linea del tempo.
Questo è uno degli aspetti fondamentali dell'uomo moderno: il considerarsi una novità e il considerare tutti gli altri come tappe passate di un'evoluzione storica che ha portato a un tanto grande risultato quale quello della civiltà europea moderna.
È stata proprio questa convinzione a fornire all'uomo bianco europeo la maggior parte delle legittimazioni teoriche che egli si è dato per la costruzione del suo impero: evangelizzazione e civilizzazione sono stati gli scudi crociati del colonialismo moderno.
Questa visione della storia, unita ad un'interpretazione finalista ed eurocentrica della teoria dell'evoluzione, fu associata alla classificazione razziale della popolazione del mondo.
La razza fece molto comodo anche al sistema capitalista nascente, inteso come modello di potere mondiale.
Il capitalismo, infatti, per come lo conosciamo oggi, prende il via proprio dalla scoperta delle Americhe.
Il capitalismo poté sfruttare il dispositivo di classificazione razziale in due modi:
1) il primo fu di allentare la tensione prodotta da una contraddizione insita tra la teoria e la prassi moderna; il pensiero moderno infatti è padre, oltre che del capitalismo, anche dell'individuo borghese e delle sue rivendicazioni.
Mentre i filosofi europei moderni elaboravano teorie politiche e giuridiche basate sullo stato di diritto, la libertà e la proprietà, dall'altra parte del mondo altri europei sterminavano intere popolazioni o le depredavano delle loro terre, in molti casi riducendole in schiavitù.
2) Il secondo modo in cui il sistema capitalista mondiale sfruttò la classificazione razziale delle popolazioni conquistate fu di sfruttare quella stessa classificazione anche per la distribuzione dei rapporti di lavoro.
Così ad ogni razza corrisposero dei ruoli, delle posizioni sociali, dei rapporti di lavoro specifici.
Un esempio lampante, oltre che dalla storia secolare dello schiavismo, viene dall'analisi della distribuzione del lavoro salariato.
La relazione capitale-salario infatti rimase privilegio dell'uomo bianco per gran parte della modernità.
Non c'è niente nella relazione sociale del capitale in se stessa, nei meccanismi del mercato mondiale o in generale nel capitalismo, che implichi la necessità storica della concentrazione del lavoro salariato, non unicamente ma soprattutto in Europa.
Il motivo è quindi da cercarsi altrove e precisamente nella convinzione dell'inferiorità razziale, biologica, naturale delle popolazioni conquistate.
Il dualismo tra mente e corpo, che rende il corpo "natura" e la mente "razionale", prerogativa esclusiva dell'uomo bianco moderno, rese facile giustificare la schiavitù e lo sfruttamento di quelle popolazioni che con la modernità iniziarono ad essere definite Neri, Gialli, Meticci, Indiani.
Per lo stesso motivo per cui non erano degne di percepire un salario, queste popolazioni non furono nemmeno degne di chiamare sapere il proprio sapere.
L'uomo bianco, detentore esclusivo della ragione, del metodo scientifico, del progresso tecnologico e quindi del sapere, rese alle popolazioni conquistate delle nuove identità negative e coloniali.
Ci si potrà fare solo una vaga idea della quantità di prodotti culturali, di ontologie, cosmologie, saperi, istituzioni sociali e familiari che sono andate perdute durante le conquiste coloniali moderne.
Ma la colonizzazione culturale ha molto a che fare con la menzogna più vera del modello di potere mondiale attuale: presentarsi come l'unica alternativa possibile.
L'ossimoro è dovuto al carattere di quest'affermazione, che rischia di avverarsi con il meccanismo tipico delle profezie che si auto-avverano.
Il dominio economico e politico delle regioni conquistate ha portato ad un impoverimento della diversità culturale umana che si protrae e peggiora di giorno in giorno ancora oggi, epoca non estranea al colonialismo, per quanto questo possa aver mutato forma.
Questo trattamento sul piano delle relazioni economiche trova i suoi riscontri anche in campo culturale.
Quel che si perde sono anche prospettive cognitive diverse da quella europeo-occidentale, relazioni intersoggettive impostate in maniera differente rispetto a quelle che conosciamo e che informano le istituzioni sociali del mondo contemporaneo.
Il nuovo modello di potere mondiale infatti istituisce anche forme sociali funzionali alla sua organizzazione e al suo sviluppo.
Esercitare un controllo produttivo su così tante e così vaste aree geografiche necessita dunque, oltre che di uno strumento classificatore efficace e semplicistico come quello di razza, anche di istituzioni sociali solide, strutturate e fortemente gerarchizzate.
Il nuovo modello di potere globale ha sterminato o fagocitato tutto quello che ha incontrato per la sua via, sostituendolo con un modello di vita borghese per i più fortunati e con l'ambizione al modello di vita borghese per gli sfruttati.
Le popolazioni non-bianche che popolano il pianeta, sono ancora vessate dal carattere coloniale del nostro sistema economico, politico e culturale.
La colonizzazione culturale che ebbe origine in quei secoli, è ancora parte integrante della nostra cultura attuale e informa le istituzioni delle nostre società multietniche.
Si parla di integrazione e di multiculturalità ma l'integrazione, nei paesi europei ed extraeuropei, è stata raggiunta in maniera assai differente da quel che il termine lascierebbe presupporre.
Essa è avvenuta nel corso della storia moderna e contemporanea in due modi:
1. attraverso lo sterminio;
2. attraverso la sottomissione e lo sfruttamento delle popolazioni considerate minoranze.
Il carattere razzista delle nostre società attuali va ben oltre gli atti di intolleranza individuali, oltre l'ottusità e la chiusura mentale di strati alti e bassi della popolazione o al malcontento che viene indirizzato più o meno consapevolmente da politici arrivisti verso i membri più svantaggiati della società.
Questi sono tutti esempi di quel che l'attivista americano Stokley Carmichael chiamava razzismo individuale.
La pericolosità del razzismo individuale impallidisce davanti a quella della condizione che lo rende possibile all'interno di una società : il razzismo istituzionalizzato.
Questo secondo tipo è meno scoperto, molto più sottile e meno identificabile in termini di atti commessi individualmente, ma non è certo meno rovinoso per la vita umana.
Il razzismo istituzionalizzato avviene sempre ad opera delle forze stabilizzate e rispettate della società, e non riceve così la condanna che riceve il primo tipo di razzismo.
Quando una famiglia nera va ad abitare in una casa in un quartiere bianco e viene presa a sassate, bruciata, cacciata via, questo è un chiaro fatto di razzismo individuale e molte persone lo condannano, almeno a parole.
Ma è il razzismo istituzionalizzato che tiene i neri rinchiusi in miseri slums, in appartamenti in cui essi trascorrono la loro quotidiana esistenza.
Per Carmichael il razzismo istituzionalizzato è necessario al sistema per essere quello che è.
La resistenza a fare qualcosa di significativo contro il razzismo istituzionalizzato si spiega col fatto che la società occidentale trae la sua ricchezza, il suo lusso, proprio dall'esistenza del razzismo istituzionalizzato: se il razzismo scomparisse, la società borghese in effetti verrebbe distrutta.
Carmichael sottolinea anche la tendenza dell'uomo bianco ad arrogarsi la scoperta delle Americhe e di tutti i continenti emersi, nonché il primato civile dell'umanità, e pone come priorità assoluta, per le popolazioni del terzo Mondo come per le minoranze che vivono nelle società bianche, quella di «rifiutare le definizioni date per [loro] dall'Occidente».
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