È necessario cambiare sistema!

tratto da "Testi dell’Agenda Latinoamericana mondiale"; di Naomi Klein.


Questa enciclica parla anche a me.

All’inizio dell' enciclica " Laudato si’ ", papa Francesco dice di non rivolgere questo testo al solo mondo cattolico, ma a ogni persona che abita questo Pianeta. 

Voglio dirvi che indubbiamente questo testo parla anche a me, un’ebrea laica e femminista, assolutamente sorpresa di essere stata invitata in Vaticano.

«Non siamo Dio», dichiara l’enciclica.
Tutti noi esseri umani lo abbiamo saputo, in qualche momento. 

Tuttavia, circa 400 anni fa, i vertiginosi progressi scientifici portarono alcuni a credere di essere ormai sul punto di conoscere tutto quello che c’era da sapere sulla Terra e che questo ci avrebbe trasformato in padroni e signori della Natura, secondo la memorabile frase di René Descartes. 

Diventarlo, dicevano, era quello che Dio aveva sempre voluto. 

Quest’idea si mantenne per lungo tempo, finché ulteriori sviluppi della scienza ci insegnarono qualcosa di molto diverso. 

Mentre bruciavamo quantità sempre maggiori di combustibili fossili, convinti che con le nostre navi cariche di merci e i nostri aerei supersonici avremmo attraversato il mondo come fossimo dei, i gas a effetto serra si accumulavano nell’atmosfera catturando ogni volta una maggiore quantità di calore. 

Adesso siamo ormai di fronte alla realtà: non siamo né padroni né signori, e stiamo scatenando forze naturali molto più potenti di noi e delle nostre ingegnose macchine. 

Tuttavia siamo ancora in tempo per salvarci, ma soltanto se abbandoneremo il mito del dominio e della signoria, e impareremo a lavorare "con" la natura, rispettando e godendo della sua intrinseca capacità di rinnovarsi e rigenerarsi.

Vi sono quelli che vedono in questa interconnessione un umiliante indebolimento della propria categoria. 

Questa idea risulta loro così insopportabile che, sostenuti attivamente da politici finanziati dai magnati dei combustibili fossili, optano per negare la scienza.

Nonostante tutto, questa visione sta cambiando nella misura in cui cambia il clima e probabilmente cambierà ancor di più con la pubblicazione di questa enciclica, che potrebbe causare gravi problemi ai politici degli Stati Uniti che si fanno scudo proprio della Bibbia per opporsi alle azioni contro il cambiamento climatico.

Siamo giunti a un momento molto pericoloso.

Anche se la risposta all' enciclica è stata in generale oltremodo positiva, ho osservato un argomento comune in molte delle critiche: papa Francesco – dicono – può avere ragione sui temi scientifici di cui parla e anche su quelli morali, ma deve lasciare gli argomenti economici e politici agli esperti, che sono coloro che capiscono come i mercati possono risolvere efficacemente qualsiasi problema.

Sono in totale disaccordo. 

La verità è un’altra: siamo arrivati a un punto così pericoloso anche perché molti di questi esperti economici hanno sbagliato, usando le loro grandi competenze tecnocratiche senza saggezza. 

Hanno progettato modelli che attribuiscono un valore scandalosamente ridotto alla vita umana, soprattutto alla vita dei poveri, e un enorme valore alla tutela dei profitti delle imprese e ad una crescita economica ottenuta a qualsiasi costo. 

Con questo sistema deformato di valori abbiamo dato vita a inefficienti mercati di CO2 (invece di stabilire imposte congrue sull’anidride carbonica prodotta), e aumentato le facilitazioni e i benefici per coloro che estraggono combustibili fossili. 

Così siamo arrivati appena all’ "obiettivo" di contenere l’aumento della temperatura globale entro 2 gradi centigradi, benché tale soglia potrebbe determinare la scomparsa di intere nazioni. 

In un mondo nel quale il profitto viene prima della persona e del Pianeta, l’economia climatica investe in maniera assoluta l’etica e la morale. 

Se siamo d’accordo sul fatto che mettere in pericolo la vita sulla Terra rappresenti una crisi morale, agire è un’esigenza.

Il momento di agire

Agire non significa abbandonare il futuro al caso e ai cicli di espansione e contrazione del mercato. 

Agire significa stabilire politiche dirette a regolare la quantità di carbonio che è possibile estrarre dalla Terra. 

Politiche che ci conducano a usare il 100% di energie rinnovabili al più tardi a metà, e non alla fine di questo secolo. 

Significa condividere l’uso dei beni comuni come l’atmosfera su una base di giustizia ed equità, e non sul principio che "chi vince piglia tutto". 

O sull’idea di Ottmar Edenhofer, professore di Economia del cambiamento climatico, secondo cui «il potere fa il diritto».

Raggiungere allo stesso tempo un clima stabile e un’economia giusta.

Si sta rapidamente affermando un nuovo tipo di movimento climatico che tiene conto di questa situazione. 

Si basa sulla verità più coraggiosamente espressa nell’enciclica: "l’attuale sistema economico alimenta la crisi climatica e allo stesso tempo lavora attivamente per impedire che si prendano le misure necessarie per evitarla".

L’attuale movimento sul clima si basa sulla convinzione che abbiamo bisogno, per evitare che il cambiamento climatico divenga incontrollabile, di un "cambiamento di sistema". 

Poiché l’attuale sistema sta alimentando anche una disuguaglianza sempre maggiore, di fronte a questa sfida cruciale abbiamo la possibilità di risolvere allo stesso tempo le molteplici crisi che si sovrappongono. 

È possibile ottenere allo stesso tempo un clima più stabile e un’economia giusta.
La consapevolezza di questa opportunità sta crescendo. 

Per questo stiamo assistendo ad alcune alleanze sorprendenti, prima d’ora impensabili, come per esempio al fatto che io mi trovi in Vaticano e che qui si riuniscano anche sindacati, organizzazioni di popoli indigeni, comunità di fede, gruppi ecologisti e scienziati che lavorano in stretta collaborazione come mai prima d’ora. 

Queste coalizioni non sono d’accordo su tutto. 

Tuttavia siamo tutti coscienti che le sfide sono così grandi, il tempo così breve e il compito così immenso, che non possiamo permetterci il lusso di lasciarci dividere dalle diversità.

Difficile ma non impossibile.

Non dobbiamo abbandonare l’idea che c’è ancora tempo per sottrarci alla pericolosa rotta su cui navighiamo, destinata ad aumentare la temperatura non di 2 gradi ma di 4. 

Effettivamente potremmo mantenere il riscaldamento al di sotto di 1,5 gradi se questa fosse "davvero" la nostra priorità collettiva.

Sarebbe senza dubbio difficile, come lo furono il razionamento e la riconversione industriale in tempo di guerra. 

Una meta tanto ambiziosa quanto lo furono i programmi di opere pubbliche contro la povertà che si attuarono fra la Grande Depressione e la Seconda guerra mondiale.

Tuttavia, difficile non è uguale a impossibile. 

Sarebbe viltà arrendersi davanti a una sfida che salverebbe molte vite ed eviterebbe tante sofferenze, semplicemente perché è difficile e costosa, e perché richiede sacrifici a chi possiede tanto e potrebbe vivere con meno. 

Non esiste al mondo alcun rapporto costi benefici in grado di giustificare una simile codardia.

Viviamo in un tempo in cui manca il coraggio politico. 

Siamo abituati a vedere i politici fare marcia indietro al primo segnale di contrarietà. 

Per questo, dire verità controverse e non tirarsi indietro quando a contrastarle sono interessi potenti è qualcosa di profondamente innovativo nello scenario politico e assolutamente necessario nella realtà che stiamo vivendo.


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