Il dovere di sopportare, il diritto di sapere.

tratto da "Primavera silenziosa" (cap.2); di Rachel Carson.

Il dovere di sopportare

La storia della vita sulla terra è la storia dell'interazione tra gli esseri viventi e la natura circostante.
L'ambiente ha avuto grande importanza nel plasmare la morfologia e il comportamento di specie animali e vegetali.
Al contrario, da quando la terra esiste, gli esseri viventi hanno modificato l'ambiente in misura trascurabile; soltanto durante il breve periodo che decorre dall'inizio del Novecento ai giorni nostri, una sola specie - l'uomo - ha acquistato la notevole capacità di mutare la natura del proprio mondo.
Il più allarmante assalto, fra tutti quelli sferrati dall'uomo contro l'ambiente è la contaminazione dell'aria, del suolo, dei fiumi e dei mari, con sostanze nocive talvolta mortali.
Certe sostanze chimiche irrorate sui terreni coltivati, nei boschi e nei giardini restano per lungo tempo sul suolo e penetrano negli organismi viventi, che si contagiano l'un l'altro in una incessante catena di intossicazione e morte.
Esse filtrano misteriosamente nelle correnti sotterranee per riemergere più tardi, combinandosi in nuove forme che uccidono la vegetazione, ammorbano il bestiame e diventano un'ignota minaccia per la vita di tutti coloro i quali si avvicinano.
Sono stati necessari centinaia di milioni di anni perché la vita sulla terra assumesse la forma che oggi conosciamo: il tempo è stato un fattore fondamentale; ma è proprio il tempo a mancare nel mondo moderno.
La rapidità dei mutamenti in atto, e la velocità con cui si producono situazioni sempre nuove, derivano dalla smania violenta ed avventata dell'uomo.
Le sostanze chimiche alle quali la vita ha fatto ricorso, per raggiungere il suo assetto attuale, oggi sono ottenute per sintesi nei laboratori scientifici, senza che ne esista un corrispondente in natura; per assuefarsi a queste sostanze occorrerebbero molte generazioni e non già i pochi anni della vita di un uomo.
Irrorazioni, polverizzazioni e vaporizzazioni vengono praticate universalmente nelle colture agricole, nei giardini, nelle foreste; si tratta di prodotti non specifici che sterminano tutti gli insetti, "buoni" e "cattivi", nell'unico intento di distruggere poche specie di parassiti.
Alcune specie di insetti si sono man mano evolute diventando immuni agli insetticidi usati; donde la necessità di trovare veleni più mortali, qualcosa di ancora più micidiale.
Così la guerra chimica ingaggiata contro di essi non ha mai vinto l'ultima battaglia, e tutte le forme viventi si trovano perennemente sottoposte al suo fuoco incrociato.
Com'è possibile che esseri ragionevoli cerchino di impedire il diffondersi di poche specie "indesiderabili" servendosi di un mezzo che contamina la Terra intera ed è portatore di malattia e di morte anche per il genere umano?
Eppure è proprio questo che stiamo facendo.
E continuiamo a farlo adducendo ragioni che crollano nel momento stesso in cui le prendiamo in esame.
Affermiamo che l'enorme e crescente impiego di insetticidi è necessario per preservare la produzione agricola; ma non siamo noi stessi costretti a fronteggiare, al contrario, problemi di sovrapproduzione?
Il problema dipende dal nostro moderno sistema di vita.
Gli insetti pullulavano sulla Terra molto tempo prima che l'uomo facesse la sua comparsa; fin da allora erano presenti in una straordinaria varietà e dimostravano una eccezionale adattabilità.
Dopo l'avvento dell'uomo, durante il corso dei millenni, una piccola parte delle oltre 500.000 specie di insetti è diventata un'insidia al benessere dell'umanità per due ragioni: entrava in competizione con noi a proposito del rifornimento alimentare e, al tempo stesso, era un pericoloso veicolo di malattia.
Gli insetti portatori di gravi morbi hanno sempre destato particolare allarme negli agglomerati urbani, specialmente dove le condizioni sanitarie erano precarie.
Ai tempi dell'agricoltura primitiva gli insetti non preoccupavano i coltivatori; il problema sorse quando cominciarono a svilupparsi immensi appezzamenti di terreno riservati a monocoltura.
Fu tale sistema a creare le condizioni favorevoli a esplosioni numeriche di particolari specie di parassiti: un'agricoltura quale può concepirla solo una mente meccanica.
La natura ha impresso al paesaggio una molteplice varietà, ma l'uomo ha cercato, con tutto il suo zelo, di renderlo monotono; è così che ha distrutto il complesso di controlli ed equilibri grazie al quale la natura mantiene ogni specie entro i giusti limiti.
Uno dei più importanti fattori limitanti naturali, consiste nel fatto che una specie dispone solo di un certo numero di habitat adatti ad essa.
Se un insetto si nutre di grano, si riprodurrà più facilmente e in numero maggiore in un terreno coltivato a grano piuttosto che in una zona dove la coltivazione di questo cereale sia alternata ad altre piantagioni inadatte al suo nutrimento.

Elisir di morte 

Gli antiparassitari sintetici sono così diffusi nell'intero mondo animato ed inanimato, che ormai esistono dappertutto.
Sono stati ritrovati nella maggior parte delle reti fluviali ed anche nei corsi d'acqua sotterranei.
Residui di tali prodotti permangono sul terreno anche decine di anni dopo l'irrorazione.
Sono penetrati nel corpo dei pesci, degli uccelli, dei rettili, degli animali domestici e selvatici e vi si trattengono in tale misura che gli scienziati constatano la quasi impossibilità di trovare soggetti immuni.
Sono stati riscontrati nei pesci di remoti laghi montani, nei lombrichi rintanati sotto il suolo, nelle uova degli uccelli e nell'uomo stesso, giacché si sono accumulati anche nella maggior parte di noi, senza distinzione d'età.
Si trovano nel latte materno e, probabilmente, nei tessuti dei nascituri.
Tutto ciò è conseguenza del prodigioso sviluppo di un'industria, che produce sostanze chimiche sintetiche, figlia della seconda guerra mondiale.
Nella ricerca di aggressivi chimici per uso bellico, qualcuna delle sostanze prodotte nei laboratori si mostrò letale per gli insetti, i quali venivano largamente usati come test per valutare la tossicità di tali sostanze chimiche per l'uomo.
Anche il desiderio di avere a disposizione un metodo facile per eliminare la vegetazione nociva ha stimolato una larga e crescente produzione di sostanze chimiche, note col nome di "erbicidi".
La favola che gli erbicidi siano tossici solo per le piante, e non costituiscano una minaccia per la vita animale ha una larga diffusione, ma sfortunatamente non corrisponde a verità: essi comprendono sostanze che aggrediscono i tessuti animali non meno di quelli vegetali, ed hanno un'azione notevolmente diversa sugli organismi.
Alcuni sono veleni generici, altri stimolano il metabolismo con tale violenza da provocare un pericoloso aumento della temperatura corporea ed alcuni favoriscono, da soli o in concomitanza con altri prodotti chimici, l'insorgere di tumori maligni; altri, infine, colpiscono il patrimonio genetico delle specie provocando mutazioni.
Pertanto gli erbicidi, come gli insetticidi, comprendono vari composti molto pericolosi ed il loro impiego indiscriminato, con la convinzione che siano "innocui", può avere conseguenze disastrose.
Un altro aspetto del problema consiste nella diffusione di migliaia di generi diversi di organismi dalle rispettive località d'origine verso nuove aree.
Nei nuovi territori questi vegetali e animali importati, fuori dal raggio d'azione di quella ristretta cerchia di nemici naturali che ne impedivano l'eccessiva moltiplicazione nei paesi d'origine, aumentano di numero con grande rapidità.
Non è perciò un caso che gli insetti più insidiosi appartengano a specie importate.
Queste invasioni sono destinate a protrarsi, con ogni probabilità, indefinitamente.

Il diritto di sapere 

Siamo dunque caduti in uno stato di ipnosi tale da farci accettare come inevitabile ciò che è deteriore e nefasto, quasi avessimo perduto la volontà o la preveggenza di tendere a ciò che è bene?
Si ha l'impressione che ci stiamo trovando con l'acqua alla gola, proprio vicini al limite tollerabile di contaminazione ambientale...
Eppure è questo il mondo che sta avanzando verso di noi.
Abbiamo imposto il contatto con questi veleni ad una gran parte della popolazione senza chiedere il suo consenso e, spesso, a sua insaputa.
Abbiamo permesso l'impiego di queste sostanze chimiche dopo scarse o inesistenti indagini preventive sugli effetti che producono sul suolo, sull'acqua, sulla vita animale e vegetale, sull'uomo stesso.
Le generazioni future non ci perdoneranno la nostra impudenza nei confronti dell'integrità del mondo naturale che alimenta tutta la vita.
Siamo in un'era di specialisti dominata dall'industria, nella quale il diritto di guadagnare un dollaro a qualsiasi costo viene raramente contestato.
Quando di fronte a questa clamorosa evidenza la gente protesta, le viene ammannita qualche mezza verità a mo' di tranquillante.
Dobbiamo far tacere al più presto queste false rassicurazioni, questo rivestimento edulcorato di fatti disgustosi.
È alla popolazione che viene chiesto di assumersi il rischio ed è dunque la popolazione che deve decidere se andare avanti su questa strada; e può farlo soltanto se ha una completa conoscenza dei fatti: il dovere di sopportare ci dà il diritto di sapere.

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