L'ambientalismo nasce come reazione alla crescita economica, alle preoccupazioni connesse alle incertezze nucleari e al crescente inquinamento chimico.

tratto da "Ecologia dei poveri, la lotta per la giustizia ambientale" (cap.1); di J. Martinez Alier.

Joan Martinez Alier distingue tre correnti principali dell'ecologismo:

1) il "culto" della wilderness;
2) il "vangelo" dell'ecoefficienza;
3) l'ecologismo dei poveri.

Ognuna è caratterizzata da una distinta relazione con le diverse scienze ambientali che la sostengono.
Altri tratti importanti che le definiscono sono le relazioni con il femminismo, con il potere dello stato o con la religione, con gli interessi delle imprese o con altri movimenti sociali.

Il culto della wilderness 

Questa prima corrente, rappresentata già più di cent'anni fa da John Muir e dal Sierra Club degli Stati Uniti, si caratterizza per la difesa della natura incontaminata, per l'amore verso le foreste "vergini" e i fiumi inviolati.
Il culto della wilderness non attacca la crescita economica in quanto tale e mette in gioco "un'azione di retroguardia", volta a preservare gli spazi naturali integri rimasti fuori dall'economia industrializzata.
Sorge dall'amore per i bei paesaggi e da valori profondi, non da interessi materiali.
La biologia della conservazione fornisce le basi scientifiche a questa corrente ambientalista.
I biologi della conservazione usano concetti e teorie (hotspots, specie chiave, ecc...) per mostrare, ad esempio, la minore disponibilità di biomassa per specie diverse da quella umana o da quelle ad essa associate.
Pur in assenza di motivazioni scientifiche, vi sono senza dubbio ragioni estetiche e perfino utilitaristiche (medicinali del futuro) per conservare la natura; inoltre alcuni sostengono che le altre specie abbiano diritto alla vita e che noi non abbiamo nessun diritto di liquidarle.
A volte, come accade nella vita politica USA, questa corrente fa appello alla religione mentre popoli nativi del Nord e Sud America, sopravvissuti alla conquista europea, fanno appello a una realtà più vicina: il valore sacro della natura.
La sacralità della natura (o di parti di essa) aiuta a chiarire un tema centrale dell'economia ecologica: "l'incommensurabilita' dei valori"; esistono infatti molteplici valori incommensurabili rispetto a quello economico.
La principale proposta politica di questa corrente consiste nel mantenere le riserve naturali (chiamate parchi naturali, nazionali o in modo simile), libere dall'interferenza umana; una riserva naturale può ammettere visitatori ma non abitanti umani.
Per alcuni fondamentalisti del silvestre, l'ideale sarebbe la totale esclusione delle popolazioni native.
Biologi e filosofi ambientali, attivi in questa prima corrente, irradiano le loro dottrine da capitali del Nord come Washington o Ginevra, attraverso organismi come IUCN o WWF.

Il vangelo dell'ecoefficienza

Questo "credo" dell'efficienza dirige l'attenzione verso impatti ambientali e rischi per la salute connessi alle attività industriali, all'urbanizzazione e all'agricoltura moderna, occupandosi dell'economia nella sua totalità.
Crede nello "sviluppo sostenibile", nella "modernizzazione ecologica" e nel "buon uso" delle risorse.
Gli esponenti di questa corrente usano termini come "risorse naturali", "capitale naturale" o "servizi ecosistemici"; la perdita di uccelli, anfibi o farfalle è un "bioindicatore", ma non si riconosce a tali specie nessun diritto indiscusso alla vita.
Questo è oggi un movimento di ingegneri ed economisti, una religione dell'utilità e dell'efficienza tecnica, priva di una nozione del sacro.
Un secolo fa il personaggio più noto di questo movimento fu Gifford Pinchot, formato ai metodi europei della gestione forestale scientifica.
Questa corrente possiede radici anche negli studi sull'uso efficiente dell'energia e sulla chimica agricola di metà Ottocento.
Oggi, in USA come in Europa, il credo dell'ecoefficienza domina i dibattiti ambientali, tanto sociali quanto politici.
I concetti chiave sono lo "sviluppo sostenibile" (interpretato come crescita economica sostenibile), la ricerca di soluzioni "win-win" (vittoria economica e vittoria ecologica) e la "modernizzazione ecologica".
La modernizzazione ecologica si regge su due gambe: una economica (ecotasse e mercati di licenze di emissioni) l'altra tecnologica (incentivi al risparmio di materia ed energia).
Scientificamente questa corrente si appoggia sull'economia ambientale (ottenere prezzi corretti mediante "l'internalizzazione" delle esternalità) e sull'ecologia industriale, che studia il "metabolismo industriale".
Così l'ecologia si converte in una scienza gestionale, per ripulire i danni o rimediare al degrado causato dall'industrializzazione.

Giustizia ambientale ed ecologia dei poveri 

Una terza corrente è conosciuta come "ecologismo dei poveri", "ecologismo popolare" o "movimento per la giustizia ambientale" e perfino "ecologia della liberazione".
Questa terza corrente mostra che la crescita economica comporta conseguenze rilevanti sull'ambiente e attira l'attenzione sul dislocamento geografico di fonti di risorse e assorbitori di rifiuti.
I paesi industrializzati dipendono dalle importazioni dal Sud per soddisfare la propria domanda di materie prime e beni di consumo, mentre i paesi dell'America Latina esportano materiali (energetici compresi) molto più di quanti ne importino.
Il risultato a livello globale è che le frontiere di petrolio, gas, alluminio, rame, eucalipto, palma da olio, gambero, oro, soia geneticamente modificata...avanzano su nuovi territori.
Gli effetti di tutto questo, ben prima di poter essere corretti da politiche economiche o trasformazioni tecnologiche, ricadono sproporzionatamente su alcuni gruppi sociali che, pur non ritenendosi di solito ecologisti, molte volte protestano e resistono.
Benché alcuni gruppi minacciati facciano appello alla sacralità della natura, il filo centrale di questa corrente non è una reverenza sacra per la natura, né per le altre specie o le generazioni future ma la preoccupazione, molto materiale, di difendere l'ambiente come fonte del proprio sostentamento, il sostentamento degli esseri umani poveri di oggi.
Non poggia sugli stessi fondamenti etici (né estetici) del culto della wilderness.
La sua etica nasce da una domanda di giustizia sociale tra esseri umani, oggi.
Questa corrente segnala che molte volte i gruppi indigeni e contadini si sono coevoluti sostenibilmente con la natura, assicurando la conservazione della biodiversità e mostrando un crescente orgoglio agroecologico per i propri complessi sistemi agricoli e per la varietà delle proprie sementi.
Mentre le imprese chimiche si fanno pagare per semi geneticamente modificati e pesticidi, ed esigono il rispetto dei loro diritti di proprietà intellettuale tramite iniqui accordi commerciali, i saperi tradizionali relativi a sementi, piante medicinali e pesticidi sono stati sfruttati gratuitamente senza alcun riconoscimento: è questa la "biopirateria".

Convergenze

Il "movimento per la giustizia ambientale" negli USA è organizzato contro casi locali di "razzismo ambientale" e possiede forti legami col movimento per i diritti civili degli anni Sessanta.
L'inquinamento dell'aria, gli impianti di smaltimento dei rifiuti urbani, i rifiuti tossici e altri pericoli ambientali si concentrano soprattutto in quartieri poveri o abitati da minoranze etniche.
L'ecologismo dei poveri indica i movimenti che nel Sud del mondo lottano contro gli impatti ambientali che minacciano i contadini, i cui campi o pascoli sono stati distrutti da miniere e cantieri; i pescatori artigianali, il cui sostentamento è messo a rischio da forme di pesca industriale; o le comunità affette dall'inquinamento di miniere e fabbriche.
Questa terza corrente riceve sostegno dall'agroecologia, l'etnologia, l'ecologia politica e, in qualche misura, anche dall'ecologia urbana e dall'economia ecologica.
La convergenza tra la nozione rurale terzomondista dell'ecologismo dei poveri e la nozione urbana della giustizia ambientale (come usata negli USA) mostra che queste possono essere intese come un'unica corrente: "l'ecologismo dei poveri e delle minoranze".
Questo movimento lotta per i gruppi minoritari e contro il razzismo ambientale negli USA, insieme a coloro i quali (fuori dagli USA) occupano relativamente poco spazio pur essendo la maggioranza dell'umanità; coloro che hanno gestito sistemi agricoli e agroforestali sostenibili e che utilizzano con prudenza le riserve e gli assorbitori di carbonio.
Il loro sostentamento è minacciato da miniere, pozzi di petrolio, dighe, diboscamento e piantagioni forestali, per alimentare l'uso crescente di energia e materiali (dentro e fuori i loro paesi).
Questa terza corrente sta crescendo a livello mondiale a causa degli inevitabili conflitti ecologici distributivi.
Con l'aumento di scala dell'economia si producono più rifiuti, si danneggiano ecosistemi, si erodono i diritti delle generazioni future, si perdono i saperi sulle risorse genetiche, e alcuni gruppi sono privati dell'accesso a risorse e servizi, mentre subiscono una quantità sproporzionata di inquinamento.

Conclusioni

In sintesi, esistono tre grandi correnti di attivismo ambientale:

1) il "culto" della wilderness: concentrato sulla preservazione della natura, che nulla dice su industria e urbanizzazione, indifferente o contrario alla crescita economica, molto preoccupato dalla crescita demografica, sostenuto scientificamente dalla biologia della conservazione, ispirato da John Muir.

2) Il "vangelo" dell'ecoefficienza: assillato dalla "gestione sostenibile" o "uso prudente" delle risorse naturali e dal controllo dell'inquinamento, non solo in contesti industriali ma anche in agricoltura, fondato sulla convinzione che le nuove tecnologie e "l'internalizzazione delle esternalità" siano strumenti decisivi della modernizzazione ecologica.
I suoi fondamenti scientifici sono nell'ecologia industriale e nell'economia ambientale; si ispira alla figura di Gifford Pinchot.

3) Il movimento per la giustizia ambientale e l'ecologismo popolare, nati dai conflitti ambientali a diverse scale, causati da crescita economica e diseguaglianza sociale.
Ne sono esempi i conflitti per l'uso dell'acqua, l'accesso alle foreste, i carichi di inquinamento e lo scambio ecologicamente ineguale, che sono oggetto di studio dell'ecologia politica.

Esistono punti di contatto e divergenze tra queste tre correnti dell'ecologismo, ma una cosa unisce tutti gli ambientalisti: l'ingombrante presenza di potenti lobby antiecologiste, nel Nord come nel Sud del mondo.

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