La Sicilia possiede oltre 1000 km di coste che, nel corso degli anni, hanno subito sostanziali cambiamenti dovuti ad eccessiva antropizzazione e "sfruttamento delle risorse".

tratto da "Fenomeni erosivi lungo il litorale di Marina di Butera (CL), Sicilia centromeridionale" (2011); di C. Martino, E. Curcuruto, A. Di Stefano, C. Monaco, A. Zanini.
L’erosione costiera si può definire come l’avanzamento del mare rispetto alla linea di costa, rilevata su un periodo di tempo sufficientemente lungo da tenere nel giusto conto la dinamica sedimentaria, risultato di fattori sia naturali (venti, mareggiate, correnti costiere, variazioni relative del livello del mare e processi di versante) che antropici (opere di ingegneria costiera, regimazione dei bacini fluviali, dragaggi, rimozione della vegetazione).
Le zone costiere sono di particolare importanza per l’intero territorio, sia dal punto di vista sociale, poiché sede delle principali attività economiche, fonte di ricchezza per le comunità locali, che ambientale per la presenza di habitat naturali, spesso utilizzati come indicatori dello stato di salute della costa stessa.
La gestione della fascia costiera, intesa come approccio programmato e sostenibile, trova nell’erosione una seria problematica da fronteggiare e pertanto mira a ricercare un punto di equilibrio tra i fattori insediativi e produttivi locali, marittimi e terrestri di forte pressione e i fattori naturali presenti. 

Di certo l’approccio a tale problematica non può prescindere da un’analisi iniziale che tenga in considerazione il contesto geologico e l’assetto geomorfologico, principali induttori delle trasformazioni territoriali.

L’area in esame è ubicata lungo la fascia costiera della Sicilia centro-meridionale, nel settore occidentale del Golfo di Gela, tra Punta delle Due Rocche, al confine tra le province di Agrigento e Caltanissetta, e la foce del Torrente Comunelli, limite comunale tra i territori di Butera e Gela (provincia di Caltanissetta). 
Essa ricade in area sottoposta a vincolo paesaggistico per l’art. 142 D.L 42/04 e per l’art. 157/06 del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio della Regione Siciliana: i sopra citati articoli pongono a vincolo di tutela le aree fino a 300 m dalla linea di battigia. 
Inoltre l’art. 78 L.R del 12/06/1976 dichiara le aree entro i 150 m dalla linea di battigia inedificabili. 
In aggiunta, il tratto costiero compreso tra le zone di “Falconara” (Butera) e “Manfria” (Gela) risulta essere un S.I.C (Sito di Interesse Comunitario), in quanto occupato dagli ultimi cordoni dunali della Sicilia meridionale.

Il presente lavoro riguarda lo studio geomorfologico e l’analisi del trend evolutivo della fascia costiera ricadente
nel territorio comunale di Butera (provincia di Caltanissetta), per la definizione dei processi erosivi localmente rilevanti e la proposizione di una efficace protezione del litorale, da inserire nel contesto di una gestione consapevole della fascia costiera. 

Il litorale di Marina di Butera, orlato dall’alternanza di coste alte a falesia, da spiagge sabbioso-ghiaiose e da cordoni dunali mostra chiari segni di erosione, la cui risposta è stata analizzata tenendo conto delle cause scatenanti.
Tale erosione, chiaramente constatabile lungo le spiagge, non è compensata né dalla deriva litorale, né dall’apporto dei materiali derivanti dai franamenti e sgretolamenti delle falesie adiacenti.
Tra le cause è da segnalare la diminuzione degli apporti solidi da parte del Fiume Salso e la realizzazione di opere antropiche che hanno alterato la dinamica litorale. 
In particolare, l’eccessivo allungamento delle dighe del porto di Licata ha bloccato la deriva litorale privando le spiagge sottoflutto dell’apporto sedimentario, mentre lo spianamento di tratti del cordone dunale per la realizzazione di strutture turistiche e seconde case ha privato la spiaggia del suo naturale serbatoio di sedimenti, aumentando lo stress costiero.

Il porto di Licata e l’interferenza sul settore costiero

Il porto di Licata è una struttura artificiale
commerciale e da pesca, a servizio del settore centro-meridionale della Sicilia. 
Il porto si trova sulla costa prospiciente la città di Licata, poco ad ovest della foce del Fiume Salso. 
La struttura è stata costruita per escavazione dei fondali mediamente intorno ai 7 m e con un massimo di 9 m in prossimità dell’imboccatura, ampia circa 250 m. 
Essa risulta composta da due dighe, la Diga di Ponente e la Diga di Levante, all’interno delle quali due moli intermedi (il Molo di Ponente e il Molo di Levante) delimitano l’area portuale peschereccia ad ovest, l’area centrale commerciale e una terza area, ad est, comprendente una spiaggia con basso fondale inadatto all’ancoraggio.

Si hanno notizie di un sistema portuale a Licata sin dall’antichità, a partire dalla fondazione della città nel 282 a.C. ad opera di Phintia, antico tiranno di Agrigento. 
A quel tempo il sistema portuale, di tipo naturale, doveva occupare una piccola baia, larga circa 80 m, ubicata tra Monte San Michele e l’antico promontorio del
Castello San Giacomo, protetto dagli agenti marini ad ovest grazie ad un piccolo molo attestato sul Monte San Michele e orientato E-W (Amore et al., 2002). 
La conformazione naturale di questa prima struttura portuale non disturbava il trasporto di sedimenti lungo costa (prevalentemente verso est) e assicurava la protezione da parte degli apporti solidi del vicino Fiume Salso. 

Nel corso del tempo, nonostante le piccole dimensioni, costituì un importante scalo per i traffici di prodotti agricoli e di zolfo, e subì numerosi lavori di ampliamento e
allungamento. 
Tra il 1940 e il 1952, il sistema portuale fu modificato profondamente ed ampliato con la costruzione della Diga di Levante, in corrispondenza della foce del Fiume Salso (in destra del fiume). 
Verso ovest fu costruita la Diga Antemurale a protezione dell’imboccatura del vecchio porto. 
I lavori continuarono negli anni ’60 quando fu costruito un piccolo molo ad ovest del Molo di Ponente, in linea con la diga antemurale.
Questa struttura è chiaramente rappresentata anche nella Tavoletta Licata dell’Istituto Geografico Militare del 1968. 
Il varco esistente risultava spesso insabbiato a causa delle mareggiate dei quadranti occidentali e meridionali e provocava rifrazioni del moto ondoso da ponente con vortici all’imboccatura del porto, pericolosi per i natanti. 
Questa conformazione, consentendo ancora in parte le correnti litorali, non ebbe però effetti negativi sulla linea di costa in corrispondenza della foce del Fiume Salso che alla fine degli anni ’60 raggiunse il suo massimo avanzamento.

Tra il 1977 e il 1987 la struttura del porto di Licata fu quasi completata con il collegamento della diga antemurale con il piccolo molo ad ovest del Molo di Ponente a formare la Diga di Ponente che racchiuse, insieme con il precedente, la darsena per pescherecci.
Inoltre fu allungata ulteriormente la Diga di Levante che raggiunse la lunghezza di circa 2 km. 
Nella Carta Tecnica Regionale del 1992 si nota un ulteriore allungamento anche della Diga di Ponente, che raggiunse la sua lunghezza attuale, di circa 2 km, nel 1997. 
Negli anni successivi furono effettuati solo piccoli lavori all’interno del bacino portuale, ma l’impatto negativo dell’opera sugli equilibri costieri diventò man mano
più evidente con l’arretramento della linea di costa in corrispondenza della foce del Fiume Salso di circa 500 m.

In generale, il porto di Licata, nella sua conformazione attuale, ha modificato fortemente il modello di trasporto dei sedimenti dell’unità fisiografica studiata.
Esso infatti intercetta i sedimenti trasportati dalle correnti lungo costa, ne ostacola il flusso naturale, impedendo che entrino così nel bilancio sedimentario. 
La continua sottrazione di sedimenti ad opera della struttura portuale, pur non essendo l’unica causa dell’erosione del litorale, ha determinato un marcato arretramento della linea di costa e una riduzione della spiaggia sottoflutto. 
I tratti costieri in cui il processo erosivo è più evidente, corrispondono a quelli posti
in prossimità della foce fluviale del Fiume Salso che può essere definita come wave dominated river mouth (foce del fiume dominata dalle onde), con una morfologia direttamente esposta all’azione del moto ondoso e alla ridistribuzione dei sedimenti ad opera delle correnti longshore, in questo caso fortemente influenzate dall’azione schermante della struttura portuale di Licata.

Analisi di dati e conclusioni

È stato condotto uno studio della dinamica costiera tra Licata e Manfria, con particolare approfondimento dell’area compresa tra Punta delle Due Rocche e Marina di Butera; tale settore, caratterizzato da coste alte a falesia, spiagge sabbioso-ghiaiose e cordoni dunali, mostra chiari segni di erosione costiera. 
Le falesie subiscono abrasione marina, tuttavia l’apporto dei materiali dovuto a franamenti e sgretolamenti non riesce a compensare l’erosione, constatabile anche
nelle spiagge a est del porto di Licata e della foce del Fiume Salso, a ridotta portata solida a causa di opere idrauliche a monte.

L’analisi del trend evolutivo della linea di costa ha evidenziato che il processo erosivo innescatosi già negli anni ’60, quando la spiaggia emersa aveva un’ampiezza di circa 83 m, ha subito un incremento nel corso degli anni. 
Il dato significativo è emerso dall’analisi del decennio 1998-2008, periodo in cui si
assiste all’arretramento dell’arenile di oltre 50 m, fatta eccezione per l’area coperta dal duneto, dove il processo ha subito un lieve rallentamento. 
I rilievi del settore costiero, effettuati nell’Ottobre 2010, evidenziano il proseguire del processo erosivo, testimoniato dall’ulteriore riduzione della spiaggia emersa, ampia solo 6,30 m

Le analisi sedimentologiche eseguite su sedimenti caratterizzanti tutti gli elementi della spiaggia emersa, indicano un sostanziale accordo con il modello di una
spiaggia in erosione.

Di notevole importanza, ai fini dell’erosione, è la presenza di opere antropiche, come il porto di Licata.
In particolare, l’operazione di allungamento dei moli, avvenuta alla fine degli anni ’90, ha di fatto bloccato la deriva litorale, privando dell’apporto sedimentario le spiagge sottoflutto, con conseguente incremento del processo erosivo. 
Altro elemento perturbante è costituito dal parziale spianamento del cordone dunale, che ha privato la spiaggia di un importante contributo di sabbia al bilancio sedimentario.

I processi naturali includono l’utilizzo di un approccio più flessibile della gestione costiera che consideri:
i) il mantenimento delle zone umide rimaste che offrono un elevato livello di protezione nello smorzamento dell’energia delle onde durante le mareggiate; 
ii) il ripascimento delle spiagge in forte erosione e la protezione e la risistemazione dei cordoni dunali, serbatoi naturali di sabbia per i tratti costieri in arretramento;
iii) il ripristino di vegetazione spontanea con la piantumazione di piante alofile e psammofile e con il mantenimento di quelle già esistenti. 

In particolare, per contrastare il fenomeno dell’erosione costiera nel tratto di costa tra Punta delle Due Rocche e Marina di Butera si suggeriscono nell’immediato la realizzazione di interventi limitati, assecondando tecniche di "difesa morbida" che tengano in debito conto sia i tempi brevi che il costo economico contenuto
L’obiettivo è quello di prevenire l’attacco dei processi erosivi sul bene ambientale primario, che è la spiaggia, e di conservare la morfologia dunale, altro bene ambientale di straordinaria, e oggi quasi rara, bellezza paesaggistica. 
Qualora non ci fossero beni ambientali da proteggere o opere di difesa da mantenere, si consiglia di non intervenire e lasciare ai processi naturali il compito di riequilibrare la spiaggia.

I dati ottenuti sono da includere e interpretare nel contesto delle variazioni periodiche del profilo della spiaggia. 

In particolare, ai fini della pianificazione
di un intervento di ripristino del tratto di litorale in studio, appare fondamentale approfondire le ricerche sull’influenza dell’attuale struttura portuale di Licata sul
trasporto solido costiero e la conseguente verifica della validità degli studi d’impatto ambientale che hanno accompagnato il prolungamento delle due dighe.

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