di socialclimatejustice.blogspot.com
Dalle origini storiche alle manifestazioni contemporanee: da Marx al capitalismo contemporaneo.
Il concetto di "accumulazione originaria" reso celebre da Karl Marx ne "Il Capitale", rappresenta uno degli strumenti analitici più potenti per comprendere la nascita del modo di produzione capitalistico.
Lungi dall'essere un processo idilliaco di risparmio e intraprendenza, come narrato dall'economia politica classica, l'accumulazione originaria è stata, secondo Marx, un processo storico brutale e violento di espropriazione, che ha creato le due condizioni fondamentali per l'esistenza del capitalismo: da un lato, una classe di capitalisti "detentori dei mezzi di produzione e del denaro"; dall'altro, una massa di "lavoratori liberi" (nel duplice senso di liberi da vincoli servili e da ogni proprietà), costretti a vendere la propria forza-lavoro per sopravvivere.
Tuttavia, l'analisi marxiana, pur fondamentale, si è rivelata parziale.
I lavori pionieristici di storici come Eric Williams e di studiose femministe come Silvia Federici hanno ampliato e approfondito questo concetto, rivelandone le dimensioni coloniali, schiaviste e patriarcali.
Analizzando l'accumulazione originaria attraverso le lenti di questi tre autori, si può dimostrare come essa non sia un evento storico concluso, ma un processo continuo che sostiene la riproduzione del capitalismo globale fino ai giorni nostri.
La Matrice Marxiana: l'espropriazione della terra e la nascita del Proletariato.
Marx smantella il mito borghese dell'accumulazione come frutto della frugalità: egli sostiene che la transizione dal feudalesimo al capitalismo in Europa, e in particolare in Inghilterra tra il XV e il XVIII secolo, sia stata resa possibile da un atto di rapina su larga scala.
Il cuore di questo processo fu la separazione violenta dei produttori diretti, i contadini, dai loro mezzi di produzione, principalmente la terra.
Questa separazione si è manifestata storicamente attraverso diversi meccanismi.
* Le recinzioni (enclosures) delle terre comuni: le terre comuni, che per secoli avevano garantito la sussistenza delle comunità contadine attraverso il pascolo, la raccolta di legna e la coltivazione, furono privatizzate con la forza attraverso atti parlamentari e violenza diretta dei signori: un'espropriazione deliberata.
* La dissoluzione dei monasteri: la Riforma protestante e l'espropriazione dei beni ecclesiastici gettarono sul mercato immense quantità di terra e una massa di poveri che dipendevano dalla carità monastica.
* Le "Leggi Sanguinarie" (Bloody Code): i contadini espropriati, trasformati in vagabondi e mendicanti, furono perseguitati da una legislazione feroce che li puniva con la fustigazione, la marchiatura a fuoco e la morte, disciplinandoli a forza alla nuova etica del lavoro salariato.
Per Marx, dunque, "la storia di questa loro espropriazione è scritta negli annali dell'umanità a lettere di sangue e di fuoco".
L'accumulazione originaria è il peccato originale del capitale: un atto di violenza extra-economica che crea le condizioni per lo sfruttamento puramente economico che avverrà in seguito nella fabbrica.
L'analisi di Marx, in gran parte eurocentrica, si concentra sulla dinamica interna all'Inghilterra e menziona solo di sfuggita il ruolo del colonialismo, della tratta degli schiavi e del saccheggio delle colonie come momenti "idilliaci" del processo.
Eric Williams: "Capitalismo e Schiavitù", la dimensione globale dell'Accumulazione.
Fu lo storico e uomo politico trinidadiano Eric Williams, nel suo capolavoro del 1944 "Capitalismo e schiavitù", a globalizzare il concetto di accumulazione originaria, ponendo il sistema schiavistico atlantico al centro della nascita del capitalismo industriale britannico.
Williams argomenta in modo convincente che i profitti astronomici derivanti dal commercio triangolare – la deportazione di milioni di africani nelle Americhe, la loro messa al lavoro forzato nelle piantagioni (specialmente di zucchero) e il commercio dei prodotti coloniali in Europa – fornirono il capitale decisivo che finanziò la Rivoluzione Industriale.
L'analisi di Williams espande quella di Marx in due direzioni cruciali.
* Geografica: l'accumulazione non avvenne solo nelle campagne inglesi, ma su una scala atlantica e globale.
Il proletario non è solo il contadino inglese espropriato (e spesso deportato nelle Americhe), ma anche e soprattutto lo schiavo africano, la cui intera persona, e non solo la forza-lavoro, è ridotta a merce.
Per Williams l'espropriazione coloniale non è un corollario, ma un motore fondamentale del processo.
* Concettuale: la schiavitù non è un residuo pre-capitalista, come alcuni marxisti ortodossi avevano sostenuto, ma una forma di organizzazione del lavoro ultra-moderna e pienamente integrata nello sviluppo del capitalismo.
Le piantagioni caraibiche furono vere e proprie "fabbriche all'aperto", gestite con una disciplina e una razionalità finalizzate al massimo profitto, anticipando i metodi della fabbrica.
Con Williams, l'accumulazione originaria si rivela come un processo intrinsecamente razziale e coloniale.
Il capitale che permise a James Watt di perfezionare la macchina a vapore o che finanziò le banche di Liverpool e Bristol era, per usare le parole di Marx in un altro contesto, "grondante sangue e fango dalla testa ai piedi", ma quel sangue era in gran parte africano.
Silvia Federici: "Calibano e la Strega", la guerra contro le donne.
Un'ulteriore e fondamentale espansione del concetto è giunta da Silvia Federici con il suo influente lavoro "Calibano e la strega. Le donne, il corpo e l'accumulazione originaria".
Federici sostiene che sia Marx sia Williams hanno trascurato una dimensione cruciale dell'accumulazione originaria: la guerra contro le donne e la sottomissione del corpo femminile come precondizione per la creazione di una forza-lavoro disciplinata.
Federici lega la caccia alle streghe in Europa (tra il XVI e il XVII secolo) direttamente alla transizione capitalistica, reinterpretandola non come un fenomeno di isteria religiosa, ma come un attacco politico mirato a distruggere il potere sociale delle donne e a espropriarle del controllo sui loro corpi e sulla riproduzione.
Secondo Federici, l'accumulazione originaria ha comportato la svalutazione del lavoro riproduttivo.
* La riproduzione della forza-lavoro: (partorire, allevare, curare e nutrire i futuri lavoratori) è stata trasformata in un'attività "naturale" delle donne, da svolgersi gratuitamente all'interno della famiglia nucleare.
Questo ha garantito al capitale un sussidio enorme, esternalizzando i costi della propria riproduzione.
* L'espropriazione del corpo femminile: attraverso la persecuzione delle guaritrici, delle levatrici e delle donne che detenevano conoscenze su contraccezione e aborto (bollate come "streghe"), lo Stato e la nascente professione medica maschile hanno affermato il proprio controllo sulla capacità riproduttiva femminile, trasformando l'utero in una macchina per produrre nuovi lavoratori.
* La distruzione della socialità comunitaria: la caccia alle streghe ha seminato terrore e diffidenza, distruggendo le reti di solidarietà femminile e comunitaria che rappresentavano un ostacolo alla disciplina capitalistica e alla privatizzazione della vita.
Per Federici, l'accumulazione originaria è quindi inseparabile dalla costruzione del patriarcato capitalista: la recinzione delle terre è andata di pari passo con la recinzione del corpo femminile.
La sottomissione delle donne in Europa è stata il modello per la sottomissione dei popoli colonizzati, come suggerisce il titolo "Calibano e la strega", che unisce la figura dello schiavo coloniale di Shakespeare a quella della donna eretica europea.
L'Accumulazione Originaria oggi: un processo permanente.
L'intuizione più potente che emerge dall'integrazione di queste prospettive è che l'accumulazione originaria non è un evento preistorico confinato agli albori del capitalismo.
Come ha teorizzato David Harvey parlando di "accumulazione per espropriazione" (accumulation by dispossession), essa è un meccanismo permanente e necessario alla riproduzione del capitale, soprattutto nelle sue fasi di crisi.
Le sue manifestazioni contemporanee sono molteplici e globali.
* Neoliberismo e privatizzazioni: la vendita di beni e servizi pubblici (acqua, sanità, istruzione, pensioni) a entità private è una moderna forma di enclosure dei beni comuni sociali.
* Land grabbing: l'accaparramento su vasta scala di terre fertili in Africa, Asia e America Latina da parte di multinazionali e stati stranieri riproduce l'espropriazione dei contadini su scala globale.
* Proprietà intellettuale: la brevettazione di sementi, geni e saperi tradizionali rappresenta la recinzione dei "beni comuni della conoscenza", espropriando le comunità della loro eredità culturale e biologica.
* Debito e austerità: i "programmi di aggiustamento strutturale" imposti dal FMI e dalla Banca Mondiale, così come le politiche di austerità in Europa, costringono gli stati a svendere asset pubblici e a creare una forza-lavoro sempre più precaria, replicando la funzione delle "Leggi Sanguinarie".
* Sfruttamento del lavoro di cura: la crisi globale della cura, esacerbata dalle politiche neoliberiste, continua a poggiare sul lavoro non retribuito o sottopagato delle donne, specialmente migranti, confermando la tesi di Federici sulla centralità del lavoro riproduttivo.
Conclusione
Il concetto di accumulazione originaria, formulato da Marx per spiegare la genesi violenta del capitalismo, si è evoluto in uno strumento diagnostico di straordinaria attualità.
L'analisi marxiana dell'espropriazione dei contadini rimane il punto di partenza indispensabile.
Tuttavia, è solo attraverso l'integrazione con le lenti postcoloniali di Eric Williams e femministe di Silvia Federici che il quadro si completa.
Williams ha dimostrato che il capitale industriale è nato dal sangue e dallo sfruttamento razziale nelle colonie.
Federici ha rivelato come la sottomissione patriarcale e il controllo del corpo femminile siano stati un pilastro altrettanto fondamentale di questo processo.
Oggi, l'accumulazione originaria continua sotto nuove spoglie.
Non è più solo la "preistoria" del capitale, ma la sua logica permanente di espansione e sopravvivenza.
Comprendere questa genealogia di violenza, che lega le recinzioni inglesi alle piantagioni caraibiche, la caccia alle streghe europee al land grabbing contemporaneo, è essenziale non solo per un'analisi critica del passato, ma per decifrare e contrastare le forme di espropriazione e sfruttamento che definiscono il nostro presente globale.
K.Marx: "Il Capitale";
E. Williams: "Capitalismo e schiavitù";
S.Federici: "Calibano e la strega".
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