Caccia alle streghe e recinzione dei beni comuni.

di socialclimatejustice.blogspot.com

Silvia Federici è un'autrice di grande rilievo, conosciuta principalmente per il suo contributo fondamentale nel campo degli studi femministi e storici. 
Uno dei suoi lavori è il libro "Caccia alle streghe, guerra alle donne", opera che offre un'analisi approfondita della caccia alle streghe in Europa e del suo legame con la formazione del capitalismo.


Nel suo libro, Federici esamina come la persecuzione delle streghe nel periodo tra il XV e il XVIII secolo non sia stata solo una questione di superstizione o di credenze popolari, ma piuttosto una parte integrante della transizione verso l'economia capitalista.
L'autrice sostiene che la caccia alle streghe sia stata utilizzata come mezzo per controllare e subordinare le donne in un periodo di profonda trasformazione economica e sociale.
Il contesto storico in cui Federici ambienta la sua analisi è quello della fine del medioevo e dell'inizio dell'età moderna, un periodo caratterizzato da cambiamenti radicali nelle strutture politiche ed economiche europee.
La caccia alle streghe, secondo Federici, ha rappresentato un attacco diretto all'autonomia femminile, mirato a ridurre le donne ad una condizione di subordinazione funzionale alle nuove esigenze del capitalismo emergente.
Questa persecuzione ebbe come effetto il rafforzamento del controllo patriarcale sulle donne, limitando le loro libertà e riducendo il loro ruolo nella società.
Nel libro, Federici esplora anche il modo in cui le donne, che avevano tradizionalmente ruoli centrali nelle comunità come guaritrici o leader spirituali, furono progressivamente escluse da questi ambiti.
La conoscenza delle erbe, una pratica comune tra le cosiddette "streghe", divenne oggetto di sospetto e repressione, poiché minacciava sia il monopolio crescente della scienza ufficiale sia la nuova organizzazione sociale ed economica.
Federici sottolinea quanto la demonizzazione delle pratiche femminili abbia avuto conseguenze durature, contribuendo a costruire una narrazione negativa intorno alla figura della donna indipendente e autonoma.
Con il libro "Caccia alle streghe, guerra alle donne", Federici invita a collegare il passato con il presente.
Il suo lavoro invita i lettori a riflettere sulle radici storiche delle disuguaglianze di genere che persistono ancora oggi e sulle dinamiche di potere che vediamo nella società moderna.
Analizzando le istituzioni che controllano e regolano il corpo e la sessualità femminile, Federici ci ricorda che molte delle battaglie combattute dalle donne nei secoli passati sono ancora rilevanti.
Silvia Federici, con la sua ricerca, ci offre una prospettiva critica che sfida la narrazione ufficiale della storia europea e ci incoraggia a ripensare le forze che hanno modellato la società moderna.
Il suo lavoro ci invita a considerare le implicazioni delle strutture economiche e sociali sulla vita delle donne e a vedere la storia della caccia alle streghe non solo come un evento passato, ma come una lezione importante per comprendere le lotte femministe contemporanee.
In sintesi, "Caccia alle streghe, guerra alle donne" è un'analisi profonda delle dinamiche di potere che hanno influenzato la subordinazione delle donne ed è un'opera fondamentale per chiunque desideri comprendere le intersezioni tra genere, economia e potere.
Attraverso la sua ricerca, Silvia Federici offre nuovi strumenti per comprendere e affrontare le questioni di genere nel mondo di oggi, esortando una riflessione continua e critica sulle disuguaglianze e le ingiustizie che persistono.
Nel suo lavoro più influente, "Calibano e la Strega", Silvia Federici esplora il periodo della caccia alle streghe in Europa connettendolo con i coevi processi di recinzione dei beni comuni.
La recinzione dei beni comuni si riferisce al processo di chiusura e privatizzazione delle terre comuni in Inghilterra dal XIV al XVIII secolo, che ebbe pesanti conseguenze sulle società umane, in particolare sulle donne e sui gruppi marginalizzati.
Questo fenomeno ha segnato la transizione dal feudalesimo al capitalismo attraverso la riorganizzazione dei rapporti sociali ed economici.
Federici, come storica e teorica, esamina questi eventi attraverso una lente di analisi marxista e femminista, evidenziando come queste recinzioni abbiano espropriato i contadini del loro diritto alla terra e siano state un preambolo alla sottomissione delle donne tramite nuovi meccanismi di controllo sociale.
L'autrice sostiene, dunque che la caccia alle streghe non fu solo una persecuzione misogina ma una componente integrale della trasformazione economica verso il capitalismo.
Questo processo ha richiesto la distruzione di forme di vita comunitarie e un controllo rafforzato sui corpi delle donne, viste come produttrici e riproduttrici.
Secondo Federici, la soppressione delle strutture comunitarie ha significato non solo una perdita economica, ma anche una perdita di potere sociale per le donne, che in quei contesti comunitari avevano ruoli centrali e influenti.
Per Federici, le recinzioni non sono un fenomeno relegato al passato.
Proseguono nel mondo contemporaneo sotto forma di privatizzazioni selvagge delle risorse naturali, di brevetti sulla biodiversità, di mercificazione dei beni comuni e pratiche di land grabbing, da parte di multinazionali e governi.
Tutto ciò continua a perpetuare un modello di sviluppo economico in cui le popolazioni locali vengono escluse dall’accesso alle risorse da cui dipendono per il loro sostentamento, riproducendo dinamiche di esclusione e impoverimento simili a quelle vissute durante la rivoluzione industriale.
Federici collega la recinzione ai movimenti odierni che lottano per difendere i beni comuni e resistere alla loro mercificazione.
Sottolinea l'importanza delle lotte indigene e contadine per l'autodeterminazione e il controllo delle risorse naturali come esempi concreti di resistenza.
L'autrice valorizza le iniziative comunitarie che emergono in contesti urbani e rurali come risposte alla precarizzazione della vita e alla mercificazione dell'esistenza, vedendo in essi dei potenziali di trasformazione sociale che sfidano il paradigma capitalistico dominante.
In sintesi, l'analisi di Silvia Federici sulla recinzione dei beni comuni mette in luce i meccanismi attraverso cui lo sviluppo storico del capitalismo ha espropriato comunità intere con devastanti effetti sociali, economici e culturali, con un impatto particolarmente acuto sulle donne.
Federici ci invita a ripensare la nostra relazione con la terra e con gli altri, spingendoci a immaginare e attuare nuove forme di coesistenza che riescano a sfuggire alle logiche di accumulazione e privatizzazione che hanno dominato gli ultimi secoli.
Queste riflessioni non soltanto offrono una critica alle radici del capitalismo, ma incoraggiano la costruzione di alternative comunitarie che siano ecologicamente sostenibili ed egualitarie, mettendo al centro la cura, la solidarietà e la cooperazione.
Il contributo di Federici è essenziale per comprendere la complessità delle lotte contemporanee contro la privatizzazione e per la difesa dei beni comuni.
Attraverso la sua analisi storica e teorica, l'autrice ci fornisce strumenti intellettuali e pratici per navigare e resistere alle crescenti sfide che la globalizzazione capitalista impone, promuovendo un futuro più giusto ed equo per tutte le comunità globali.


"Caccia alle streghe, guerra alle donne";

"Calibano e la Strega".



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