di socialclimatejustice.blogspot.com
Il concetto di "Commons" (beni comuni) emerge oggi come una delle categorie analitiche più stimolanti per comprendere e affrontare le sfide socio-ecologiche contemporanee.
Lungi dall'essere un mero sinonimo di "risorse naturali" o "beni pubblici", i commons si configurano come un campo di forze dinamico, un crocevia di relazioni sociali, processi ecologici e pratiche di governance che sfidano le dicotomie tradizionali tra pubblico e privato.
Per esplorare la ricchezza e la complessità del concetto di Commons, si attingerà al contributo di autori che, da prospettive diverse ma convergenti, ne hanno arricchito la comprensione critica e delineato le potenzialità trasformative.
L'esplorazione del concetto di "Commons" richiede dunque un'immersione nelle diverse prospettive che lo hanno plasmato e arricchito.
Massimo De Angelis, uno dei più lucidi interpreti del sistema dei commons, li definisce come "processi di comunanza".
La sua prospettiva, radicata nell'economia politica critica, evidenzia come i commons siano il prodotto di pratiche sociali di cooperazione e riproduzione della vita, che generano valore al di fuori delle logiche di accumulazione capitalistica.
De Angelis sottolinea la costante tensione tra la logica di recinzione (enclosure) dei commons da parte del capitale e la loro intrinseca tendenza a sfuggire a tale appropriazione, resistendo e riproducendosi attraverso forme diverse di auto-organizzazione e cura.
L'autore si distacca da una visione reificata dei commons come semplici "cose" o "risorse", per enfatizzarne la natura di processi sociali dinamici.
De Angelis evidenzia come il capitale cerchi costantemente di incorporare e mercificare i commons (terra, acqua, conoscenza, persino relazioni sociali), e come, al contempo, emergano nuove forme di organizzazione e lotta per la loro difesa e ampliamento.
La sua prospettiva, fortemente influenzata dall'autonomia operaia e dal pensiero post-operaista, vede nei commons un potenziale emancipatorio e un'alternativa radicale al modo di produzione capitalista.
Marco Armiero e Stefania Barca collocano i Commons al centro di una "storia ambientale critica".
I due storici dell'ambiente mostrano come le lotte per i commons siano state, e continuino ad essere, lotte per la giustizia ambientale e sociale, contestando le narrazioni dominanti sulla scarsità e sull'efficienza del mercato.
Evidenziando il nesso indissolubile tra la dimensione ecologica dei commons (foreste, acque, suolo) e la loro dimensione sociale e politica, essi sottolineano come la loro degradazione sia spesso il risultato di processi di espropriazione e mercificazione.
Questi autori sono figure chiave nell'ambito dell'ecologia politica.
Nel loro lavoro congiunto (e individuale), hanno contribuito a radicare i Commons in una prospettiva storico-ecologica.
Armiero e Barca sottolineano come le pratiche di "enclosure" non siano un fenomeno recente, ma abbiano radici profonde nella storia moderna, legate alla formazione del capitalismo e dello stato-nazione.
Essi analizzano le lotte per i commons come lotte per la giustizia ambientale e sociale, ed evidenziano come la privatizzazione e la mercificazione delle risorse naturali abbiano spesso portato a processi di espropriazione, inquinamento e disuguaglianza.
Attraverso studi di caso storici e contemporanei, spesso con un focus sull'Italia e sul Mediterraneo, sottolineano il legame indissolubile tra la dimensione ecologica (uso e gestione delle risorse) e la dimensione sociale e politica (chi decide, chi ne beneficia, chi è escluso).
Il loro lavoro invita a riconoscere le molteplici forme di resistenza e le alternative emergenti basate sulla cura e sulla condivisione dei beni comuni.
Oltre al lavoro con Armiero sulla storia ambientale, Stefania Barca è una voce importante nell'ecofemminismo e nella critica del lavoro.
Le sue ricerche spesso evidenziano come la crisi ecologica e la crisi dei Commons siano profondamente interconnesse con le dinamiche di genere e con la svalorizzazione del lavoro riproduttivo e di cura.
Barca argomenta che molte delle pratiche di gestione sostenibile dei Commons sono state storicamente e sono tuttora associate a saperi e lavori tradizionalmente femminili, spesso non riconosciuti né remunerati.
La sua analisi si concentra sulla necessità di "ri-valorizzare il lavoro di cura e di riproduzione" come componente essenziale della creazione e del mantenimento dei Commons, proponendo una visione che connetta la giustizia ambientale alla giustizia sociale e di genere.
Nicola Capone, con la sua attenzione alle "comunità di cura", contribuisce a mettere in luce la dimensione relazionale e affettiva dei commons.
Per Capone, la "cura", intesa non solo come atto individuale ma come pratica collettiva e mutualistica, è il fondamento su cui si costruiscono e si riproducono i Commons.
Questa prospettiva allarga il campo includendo non solo le risorse materiali, ma anche quelle immateriali e relazionali, come la conoscenza, le relazioni sociali e le pratiche di solidarietà.
Il contributo di Nicola Capone si inserisce dunque nella riflessione sui Commons con un'enfasi sulla dimensione relazionale e sulle pratiche di "cura".
Mentre molti studi sui Commons si concentrano sulle risorse materiali o immateriali, Capone estende il concetto alle "comunità di cura" e ai "beni comuni relazionali".
Egli analizza come la cura, intesa come pratica collettiva, mutualistica e di riproduzione sociale, sia il fondamento su cui si costruiscono e si mantengono i Commons.
Le sue analisi si concentrano su reti di solidarietà, pratiche di mutuo aiuto e nuove forme di organizzazione sociale che generano beni comuni attraverso relazioni di reciprocità.
Capone evidenzia come la mercificazione delle relazioni e la precarizzazione del lavoro di cura minino la capacità delle comunità di generare e sostenere i propri Commons, proponendo al contempo percorsi di "re-immaginazione" e riappropriazione della cura come fulcro della vita collettiva.
Lorenzo Coccoli, con le sue riflessioni sulla "crisi ecologica e i beni comuni", approfondisce la dimensione della governance dei Commons in un'epoca di profonde trasformazioni ambientali.
Egli sottolinea l'urgenza di sviluppare nuove forme di gestione e tutela dei Commons che superino i limiti delle soluzioni statali e di mercato, promuovendo invece la partecipazione e l'auto-determinazione delle comunità.
Coccoli evidenzia la necessità di riconoscere il carattere intrinsecamente politico dei Commons e di costruire alleanze tra movimenti sociali e attori istituzionali per la loro difesa.
Lorenzo Coccoli è un ricercatore che si occupa prevalentemente di diritto ambientale, giustizia climatica e governance dei beni comuni in un contesto di crisi ecologica.
Il suo lavoro si concentra sulla necessità di sviluppare nuove architetture giuridiche e istituzionali per la gestione e la tutela dei Commons che vadano oltre il dualismo stato-mercato.
Coccoli analizza criticamente le risposte attuali alla crisi ecologica, evidenziando i limiti delle soluzioni tecnocratiche e di mercato.
Egli propone invece un approccio che valorizzi la partecipazione delle comunità, l'auto-organizzazione e la co-gestione dei beni comuni.
Inoltre, evidenzia come la crisi ecologica richieda un ripensamento radicale del concetto di proprietà e l'adozione di quadri normativi che riconoscano i diritti della natura e la responsabilità collettiva verso le risorse vitali.
Stefano Zamagni, nell'ambito dell'economia civile, sottolinea il potenziale generativo dei Commons in termini di benessere relazionale e di sviluppo umano integrale, al di là del PIL.
Stefano Zamagni, economista di fama internazionale è un esponente di spicco dell'economia civile e dell'economia di comunione.
Il suo contributo al concetto di Commons si inserisce nella più ampia critica all'individualismo metodologico e alla visione puramente utilitaristica dell'economia.
Zamagni sostiene che l'economia non può essere ridotta alla massimizzazione del profitto e che esistono altre forme di valore e di ricchezza, tra cui il "benessere relazionale" e i beni comuni.
Egli enfatizza l'importanza della reciprocità, della fiducia e della fraternità nelle relazioni economiche e sociali,
vedendo nei Commons un esempio concreto di come la cooperazione e la condivisione possano generare valore, non solo economico ma anche sociale e umano.
Per Zamagni, i Commons rappresentano un ambito cruciale per la costruzione di un'economia più giusta e sostenibile, fondata sulla dimensione del "dare" e del "ricevere" piuttosto che del "dare per avere".
Giovanna Ricoveri, sociologa e attivista, associata al movimento per la decrescita, propone una visione dei Commons come elementi centrali per ripensare i modelli di produzione e consumo, promuovendo pratiche di sobrietà e di condivisione.
La sua prospettiva sui Commons si inserisce nella critica radicale al modello di sviluppo capitalista basato sulla crescita infinita.
Ricoveri vede nei Commons un elemento centrale per la costruzione di società della decrescita, dove il benessere non è più misurato dalla quantità di beni prodotti e consumati, ma dalla qualità delle relazioni e dalla sostenibilità ecologica.
La sociologa propone una visione dei Commons come spazi e pratiche per la riappropriazione della sovranità sulle risorse, la promozione della sobrietà, della condivisione e dell'autoproduzione.
Il suo lavoro enfatizza la necessità di superare la logica del consumo e della competizione per abbracciare un approccio basato sulla cura, sul limite e sulla cooperazione, riconoscendo nei Commons le basi materiali e sociali per una vita buona e sostenibile per tutti.
Ugo Mattei, giurista e teorico dei Commons, propone una radicale revisione del diritto in chiave ecologica e sociale.
Egli sostiene che i Commons non possano essere ridotti a mere proprietà, né statali né private, ma richiedano un regime giuridico specifico che ne garantisca l'uso collettivo e la tutela a lungo termine.
Mattei è un convinto sostenitore della necessità di riappropriazione e ri-comunalizzazione delle risorse essenziali, come l'acqua e la conoscenza, come passo fondamentale per la costruzione di un'alternativa al sistema neoliberale.
Mattei propone un modello di proprietà/gestione, basato sulla cura, la partecipazione e la responsabilità collettiva.
Il giurista è stato un attore chiave nelle campagne referendarie italiane in difesa dell'acqua pubblica, definendo l'acqua come un "bene comune" inalienabile.
Il suo lavoro si concentra sulla necessità di una "ri-costituzione" giuridica ed etica dei beni comuni, intesa come processo di riappropriazione della sovranità da parte delle comunità e di resistenza alla mercificazione universale.
Paolo Cacciari, attivista e saggista, offre una prospettiva militante e pratica sui Commons, sottolineando la loro rilevanza nelle lotte sociali e politiche per la giustizia ambientale e la democrazia partecipativa.
Cacciari evidenzia la forza trasformativa dei movimenti che si battono per la difesa dei Commons, considerandoli come luoghi di sperimentazione di nuove forme di organizzazione sociale e di resistenza al potere dominante.
Cacciari non si limita all'analisi teorica, ma è profondamente coinvolto nelle esperienze concrete di autogestione, resistenza e creazione di beni comuni.
Egli documenta e analizza le lotte per l'acqua, la terra, la casa, la conoscenza come espressioni concrete della difesa dei Commons.
L'autore sottolinea la capacità trasformativa dei movimenti che si battono per i beni comuni, vedendoli come laboratori di democrazia diretta e di nuove forme di organizzazione sociale che sfidano l'egemonia neoliberale.
Il suo contributo è fondamentale per comprendere la dimensione "dal basso" e l'agency dei soggetti sociali nella creazione e difesa dei Commons.
Conclusione
Il concetto di "Commons" è un campo di studio e azione in continua evoluzione, che si nutre dei contributi multidisciplinari di economisti, sociologi, storici, giuristi ed ecologi.
Da tali contributi emerge un quadro composito ma coerente, che identifica nei Commons non solo una categoria analitica per interpretare il presente, ma anche una potente leva per immaginare e costruire futuri alternativi.
La difesa e la riproduzione dei Commons rappresentano oggi una sfida cruciale per la costruzione di società più giuste, eque e democratiche, capaci di valorizzare la cooperazione e la cura come principi fondanti della convivenza umana e del rapporto con il vivente.
In sintesi, l'analisi congiunta dei testi di questi autori rivela la poliedricità del concetto di "Commons", attraverso le sue radici storiche, le sue implicazioni ecologiche, le sue dimensioni relazionali e di cura, le sue sfide giuridiche ed economiche, e il suo potenziale trasformativo come motore di cambiamento sociale e politico.
Massimo De Angelis: "Omnia sunt Communia";
Marco Armiero: "Wasteocene: l’era degli scarti";
Stefania Barca: "Forze di riproduzione";
Nicola Capone: "Beni comuni ad uso civico e collettivo urbano";
Lorenzo Coccoli: "Commons/Beni comuni. Il dibattito internazionale";
Stefano Zamagni: "I beni comuni per il bene comune";
Giovanna Ricoveri: "Nature for Sale: The Commons versus Commodities";
Ugo Mattei: "Beni comuni. Un manifesto";
Paolo Cacciari: "La società dei beni comuni".
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