L'evoluzione del sistema alimentare globale.

di socialclimatejustice.blogspot.com

Potere, paradossi e prospettive di resistenza.

Il sistema alimentare globale contemporaneo rappresenta una delle più complesse e contraddittorie architetture della modernità.
È un sistema capace di produrre una quantità di calorie sufficiente a nutrire l'intera popolazione mondiale, eppure lascia quasi un miliardo di persone in stato di fame cronica, mentre ne spinge quasi due miliardi verso il sovrappeso e l'obesità.
Comprendere come si sia giunti a questo paradosso richiede un'analisi storica e politica che vada oltre la semplice dialettica tra produzione e consumo.
Attraverso l'utilizzo di una lente critica, è possibile tracciare un'evoluzione dei sistemi alimentari non come un progresso lineare, ma come una successione di "regimi" politici ed economici che hanno ristrutturato costantemente i rapporti di potere tra Nord e Sud globale, tra capitale e lavoro, e tra società umane ed ecosistemi.
L'evoluzione dei sistemi alimentari globali è la storia della progressiva espropriazione, standardizzazione e mercificazione del cibo, un processo che ha generato profonde ingiustizie sociali ed ecologiche, ma che ha anche dato vita a potenti movimenti di resistenza che lottano per la sovranità alimentare.

Le Fondamenta Coloniali: zucchero, potere e monoculture.

Per comprendere l'attuale sistema globale, è indispensabile partire dalle sue radici coloniali.
Sidney Mintz, nel suo lavoro seminale "Storia dello zucchero" (1985), descrive magistralmente come un singolo prodotto, lo zucchero, sia stato il motore di un nascente sistema alimentare globale.
Mintz dimostra che lo zucchero, trasformato da bene di lusso per l'aristocrazia a fonte calorica a basso costo per la classe operaia industriale europea, ha forgiato legami indissolubili tra metropoli e colonia.
La sua produzione su vasta scala nelle Americhe, basata sul brutale sistema schiavistico delle piantagioni, rappresenta il prototipo della catena di approvvigionamento globale: produzione di massa in una periferia sfruttata per sostenere i bisogni metabolici del centro industriale.
Questo modello si inserisce perfettamente in quello che Philip McMichael definisce il "primo regime alimentare" (o regime coloniale, circa 1870-1914).
In questa fase, il sistema alimentare era organizzato per rifornire l'Impero Britannico e le altre potenze europee con materie prime agricole e cibo a basso costo (grano dalle Americhe e dall'Australia, carne dall'Argentina).
Come sottolinea Vandana Shiva, questo regime non solo ha estratto valore economico, ma ha imposto un modello agricolo distruttivo: la monocultura.
La sostituzione di agricolture locali diversificate con piantagioni per l'esportazione (zucchero, caffè, gomma) ha rappresentato la prima grande aggressione alla biodiversità e alla sovranità alimentare delle popolazioni colonizzate, creando una dipendenza strutturale dalle metropoli.
La "monocultura della mente" di cui parla Shiva trova qui le sue radici storiche.

Il regime dello "Sviluppo" e la Rivoluzione Verde.

Con la fine della Seconda Guerra Mondiale e il processo di decolonizzazione, il sistema alimentare globale si riorganizza sotto l'egemonia statunitense.
McMichael identifica questa fase come il "secondo regime alimentare" (o regime dello sviluppo, circa 1947-1973).
In questo periodo, il cibo diventa uno strumento esplicito di geopolitica.
Gli Stati Uniti, attraverso programmi come il "Food for Peace" (Public Law 480), utilizzarono le proprie eccedenze agricole per creare nuovi mercati e legare politicamente a sé i paesi del cosiddetto "Terzo Mondo".
L'obiettivo non era più il semplice approvvigionamento della metropoli, ma l'integrazione degli stati post-coloniali in un ordine economico capitalista guidato dall'Occidente.
Il braccio tecnologico di questo regime fu la "Rivoluzione Verde".
Promossa come una soluzione tecnica alla fame nel mondo, essa consisteva nell'introduzione di sementi ibride ad alta resa di grano e riso, che richiedevano però massicci input di fertilizzanti chimici, pesticidi e irrigazione.
Vandana Shiva, una delle sue più feroci critiche, ha più volte svelato il lato oscuro di questo presunto progresso.
La Rivoluzione Verde ha distrutto migliaia di varietà locali, erodendo la biodiversità e la capacità di rigenerazione degli agroecosistemi.
Ha inoltre indebitato i piccoli contadini, costretti ad acquistare input da corporazioni multinazionali, e causato gravi danni ambientali, come l'inquinamento delle falde acquifere e il degrado del suolo.
Invece di alleviare la fame, ha approfondito la dipendenza e ha trasferito il controllo sulle sementi e sulla conoscenza agricola dalle mani dei contadini a quelle delle aziende agrochimiche.

Il regime Corporativo-Neoliberale: stuffed and starved.

A partire dagli anni '80, con l'ascesa del neoliberismo e la creazione dell'Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC), si afferma il terzo regime alimentare, o "regime corporativo" (dal 1980 a oggi).
Questo regime, secondo McMichael, è caratterizzato dalla deregolamentazione dei mercati agricoli, dalla privatizzazione e dal dominio incontrastato di un pugno di corporations transnazionali che controllano l'intera catena del valore, dalle sementi ai supermercati.
Raj Patel, nel suo celebre libro "Stuffed and Starved" (2007), cattura il paradosso centrale di questo regime.
Il sistema non è rotto, ma funziona esattamente per come è stato progettato:  massimizza il profitto.
La "clessidra" del sistema alimentare descritta da Patel vede milioni di agricoltori impoveriti alla base e miliardi di consumatori alla fine, con un "collo di bottiglia" al centro dominato da poche, potentissime aziende di trasformazione, logistica e distribuzione.
Queste aziende esercitano un potere immenso, dettando i prezzi ai produttori e modellando le scelte dei consumatori attraverso il marketing di cibi processati, iper-calorici e a basso apporto nutritivo.
Il risultato è la coesistenza globale di fame (causata da povertà e spossessamento) e obesità (causata da un'offerta alimentare industriale).
Stefano Liberti, con il suo giornalismo investigativo, fornisce le prove empiriche di questo dominio, descrivendo l'oligopolio di aziende come Cargill e ADM che controllano il commercio globale di cereali; mentre in "Land Grabbing" (2011) documenta la nuova corsa all'accaparramento di terre fertili in Africa, Asia e America Latina da parte di multinazionali e fondi sovrani.
Questo fenomeno, spinto dalla finanziarizzazione delle materie prime alimentari e dalla ricerca di terreni per produrre biocarburanti, rappresenta l'ultima frontiera dell'espropriazione, come analizzato anche da McMichael.

Logistica, finanziarizzazione e movimenti di resistenza.

L'analisi del regime delle corporations si arricchisce ulteriormente con il contributo di Maura Benegiamo, che porta l'attenzione sulle infrastrutture materiali e immateriali che rendono possibile questo sistema.
La sua ricerca sulla logistica e le catene di approvvigionamento evidenzia come il potere non risieda solo nella produzione o nel commercio, ma anche nel controllo dei flussi, degli standard (sanitari, qualitativi) e delle tecnologie di trasporto e conservazione.
Queste infrastrutture, apparentemente neutre, sono in realtà vettori di potere che rafforzano il modello industriale, escludendo i piccoli produttori e favorendo le economie di scala delle grandi corporazioni.
Di fronte a un sistema così pervasivo, sono emersi movimenti globali di resistenza.
Vandana Shiva è una figura di spicco in questa lotta, promuovendo l'agroecologia, la conservazione delle sementi tradizionali attraverso banche dei semi comunitarie e il concetto di "democrazia della terra". Similmente, Raj Patel documenta e sostiene attivamente movimenti come "La Vía Campesina", che ha coniato il termine "sovranità alimentare".
A differenza della "sicurezza alimentare" (che si concentra sulla disponibilità di cibo, indipendentemente dalla sua origine o dal modo in cui è prodotto), la sovranità alimentare è: "il diritto dei popoli a definire le proprie politiche agricole e alimentari, a produrre cibo sano e culturalmente appropriato attraverso metodi sostenibili", e a proteggere i mercati locali.
È una richiesta di democratizzazione radicale del sistema alimentare.

Conclusione

L'analisi congiunta delle opere di McMichael, Mintz, Shiva, Patel, Liberti e Benegiamo offre una narrazione potente e coerente dell'evoluzione dei sistemi alimentari globali.
Da un sistema coloniale basato sullo sfruttamento diretto si è passati a un regime di "sviluppo" guidato dalla geopolitica, per approdare infine a un regime neoliberale dominato dal potere astratto e pervasivo delle corporazioni e della finanza.
Ogni fase ha rappresentato un'intensificazione della distanza – geografica, ecologica e sociale – tra la produzione e il consumo del cibo, concentrando il potere e la ricchezza nelle mani di pochi.
Mintz ci ha mostrato le radici storiche di questo processo di mercificazione; McMichael ci ha fornito la cornice analitica dei "regimi"; Shiva ha denunciato la violenza epistemologica ed ecologica della tecnologia industriale; Patel ha esposto le sue devastanti contraddizioni sociali; Liberti ne ha documentato le manifestazioni contemporanee più estreme; e Benegiamo ne ha illuminato le infrastrutture meno visibili.
Insieme, questi autori non solo delineano una critica impietosa del sistema attuale, ma indicano anche, attraverso l'analisi dei movimenti di resistenza, che un'alternativa basata sulla sovranità alimentare, la giustizia ecologica e la democrazia economica non è solo desiderabile, ma attivamente perseguita in tutto il mondo.



Sidney Mintz: "Storia dello zucchero";

Philip McMichael: "Regimi alimentari e questioni agrarie";

Vandana Shiva: "Monocolture della mente";

Raj Patel: "Stuffed and Starved";

Stefano Liberti: "Land Grabbing";

Maura Benegiamo: "La terra dentro il capitale".


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