Lotta per la riproduzione della vita: contro il Capitalocene.

di socialclimatejustice.blogspot.com


Il panorama delle lotte sociali contemporanee è caratterizzato da una crescente consapevolezza delle interconnessioni tra crisi ecologica, disuguaglianze socioeconomiche e oppressione patriarcale.
L'analisi delle radici storiche e delle manifestazioni attuali del "Capitalocene" – l'era geologica dominata dall'impatto distruttivo del capitalismo – offrono prospettive per resistere e immaginare futuri alternativi, attraverso una critica radicale e un'azione trasformativa.

La critica al capitalismo e alla violenza estrattiva: un punto di partenza comune

La logica estrattiva permea le dinamiche del capitale, non solo in termini di risorse naturali, ma anche di tempo, energia e corpi.
Il femminismo popolare e le mobilitazioni latinoamericane evidenziano come la violenza patriarcale sia intrinsecamente legata alle pratiche di saccheggio e accumulazione.
L'estrattivismo non è solo una pratica economica, ma una vera e propria ontologia che ridefinisce le relazioni sociali e territoriali, colonizzando corpi e territori.
Le devastazioni causate dal capitalismo fossile rendono urgente la necessità di una transizione ecologica radicale.
Il profitto e la logica della crescita infinita hanno condotto il pianeta a un punto di non ritorno, alimentando ingiustizie climatiche che colpiscono in modo sproporzionato le comunità più vulnerabili.
Il capitale è dunque una forza intrinsecamente violenta, che si manifesta attraverso l'accaparramento delle risorse e la svalorizzazione delle vite umane e non umane.
Il capitalismo ha sistematicamente svalutato e subordinato il lavoro riproduttivo, prevalentemente svolto dalle donne, dai non umani e dai gruppi subalterni.
Questo "esproprio" delle capacità riproduttive è stato fondamentale per la costituzione della forza lavoro salariata e per l'accumulazione di capitale.
Questa critica si estende alla razionalizzazione e meccanizzazione della vita, che ha portato a una disconnessione tra esseri umani e natura, tra mente e corpo, tra lavoro e piacere.
La crisi ecologica è in realtà una crisi della riproduzione, intesa come: l'insieme dei processi e delle pratiche necessarie a sostenere la vita umana e non umana.
La logica del capitale, orientata alla produzione e all'accumulazione a discapito della riproduzione, ha generato un deficit di cura e rigenerazione che si manifesta sia a livello sociale che ambientale.

La Riproduzione come terreno di scontro e di potenza

Il concetto di riproduzione emerge dunque come crocevia fondamentale.
La riproduzione è il terreno primario su cui si è esercitata la violenza capitalista, attraverso la subordinazione del lavoro riproduttivo femminile.
Tuttavia, è anche il luogo in cui si annidano le potenzialità di resistenza.
Per "reincantare il mondo" si deve necessariamente passare attraverso una riappropriazione del corpo, del desiderio e delle relazioni, ricollegando il lavoro riproduttivo a una dimensione di piacere e di creazione.
La riproduzione sociale è perciò la base materiale delle lotte femministe; le mobilitazioni contro la violenza di genere, contro i femminicidi e per il diritto all'aborto sono intrinsecamente legate alla difesa della vita e alla rivendicazione di una vita che valga la pena di essere vissuta, non sottomessa alla logica del profitto.
La "potenza femminista" si radica proprio nella capacità di creare e ricreare legami sociali, di mutualismo e di cura, che contrastano l'atomizzazione imposta dal capitale.
La riproduzione, dunque, come principio organizzativo per ripensare la sostenibilità ecologica.
Le "forze di riproduzione" includono non solo il lavoro di cura umano, ma anche i cicli ecologici che sostengono la vita sul pianeta.
Un "metabolismo sociale" che integri i processi di produzione e riproduzione in un quadro di giustizia ecologica e sociale che offra una via d'uscita dalla logica distruttiva del capitale.
Ripensare la riproduzione significa riconoscere il valore intrinseco delle attività di mantenimento e rigenerazione, superando la dicotomia tra produzione e riproduzione che ha caratterizzato il pensiero economico dominante.
La crisi della riproduzione sociale ha conseguenze devastanti nel contesto della crisi climatica.
La distruzione degli ecosistemi e la messa a rischio della sopravvivenza stessa del pianeta sono la prova ultima di un sistema che ha disconosciuto il valore della riproduzione della vita, sia umana che non umana.
Una chiamata all'azione per una transizione giusta implica una riorganizzazione radicale della società che metta al centro la cura per il pianeta e per le comunità, riconoscendo implicitamente il valore delle pratiche riproduttive.

Strategie di resistenza e immaginazione di futuri alternativi

Enfatizzare la potenza dell'organizzazione collettiva dal basso, la capacità dei movimenti femministi di generare nuove forme di democrazia e di auto-organizzazione è una sfida alla logica dello Stato e del mercato.
Le assemblee, gli scioperi femministi e le reti di solidarietà mostrano come la resistenza non sia solo reattiva, ma anche proattiva nella creazione di nuove forme di vita.
La violenza di genere, in questa prospettiva, diventa un indicatore della fragilità del sistema capitalista di fronte a una forza che rivendica la vita in tutte le sue espressioni.
Serve "reincantare il mondo" attraverso la riappropriazione dei poteri della creazione e della riproduzione.
Questo significa riscoprire la dimensione sensuale e affettiva dell'esistenza, riconoscere l'interconnessione con la natura e recuperare forme di conoscenza e pratiche che sono state represse dal razionalismo capitalista.
La lotta per la riproduzione non è solo una questione di giustizia economica, ma una profonda trasformazione ontologica in grado di ripristinare l'equilibrio tra gli esseri umani e il resto della natura.
È necessario un "mutamento di paradigma" che sposti il focus dalla produzione alla riproduzione come principio guida per l'organizzazione sociale ed ecologica.
Ciò implica una revisione radicale delle nostre economie, delle nostre relazioni sociali e del nostro rapporto con l'ambiente.
Un "metabolismo sociale" rigenerativo dovrà necessariamente basarsi su pratiche di cura e di mutualismo, superando la logica dello sfruttamento e dell'esaurimento.
Di fronte all'urgenza della crisi climatica, è necessaria una mobilitazione di massa per un cambiamento sistemico che vada oltre le soluzioni tecnologiche (come i "mercati del carbonio").
Le lotte per la giustizia climatica sono intrinsecamente legate alle lotte per la giustizia sociale, per i diritti dei popoli indigeni e per la redistribuzione della ricchezza.
Una chiamata all'azione pragmatica e radicale per la giustizia climatica, necessita di un'ampia coalizione di movimenti sociali che possa innescare il cambiamento necessario.

Un futuro possibile

Una potente critica al capitalismo e alle sue logiche estrattive non può che riconoscere la centralità della riproduzione della vita come terreno di scontro e di potenziale trasformazione.
La potenza femminista emerge non solo come movimento di liberazione per le donne, ma come forza trainante per una rivoluzione ecologica e sociale più ampia, capace di reincantare il mondo ripristinando il valore della cura, delle relazioni e della connessione con la natura.
Le forze di riproduzione, intese in senso ampio, diventano il fondamento per immaginare un futuro in cui la vita, e non il profitto, sia al centro.
Nonostante le sfide imponenti di un "mondo in fiamme", non si deve cedere alla disperazione, ma riconoscere le potenzialità di resistenza e di creazione che emergono dalle pratiche quotidiane di cura, dalle mobilitazioni sociali e dalla riappropriazione del potere collettivo.
Il futuro è un campo di battaglia conteso; per questo ci si deve dotare degli strumenti concettuali e delle ispirazioni per affrontare le sfide del Capitalocene con una visione intersezionale e trasformativa, ponendo la riproduzione della vita al centro di ogni strategia di cambiamento.
Per immaginare un futuro in cui la vita non sia più considerata un bene da sfruttare, ma un ecosistema di relazioni da nutrire e proteggere.


- Veronica Gago(2022) La potenza femminista; 

- Silvia Federici (2021) Reincantare il mondo; 

- Stefania Barca (2024) Forze di riproduzione; 

- Naomi Klein (2019) Il mondo in fiamme.



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