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Due opere, un unico lamento
Nel panorama della letteratura post-coloniale e della critica all'imperialismo, poche opere risuonano con la stessa forza e lucidità di "Le vene aperte dell'America latina" (1971) di Eduardo Galeano e "Come l'Europa ha sottosviluppato l'Africa" (1972) di Walter Rodney.
Pubblicati a un anno di distanza l'uno dall'altro, questi due testi monumentali, pur concentrandosi su continenti diversi, intessono una narrazione sorprendentemente analoga, diagnosticando con spietata precisione le cause storiche del sottosviluppo.
Essi non si limitano a descrivere la povertà, ma ne dissezionano l'architettura, sostenendo una tesi tanto radicale quanto fondamentale: il sottosviluppo del Sud del mondo non è una condizione primigenia né un ritardo storico, bensì il prodotto diretto e necessario dello sviluppo e dell'arricchimento del Nord.
Attraverso l'analisi incrociata di queste opere, emerge un potente dialogo a distanza tra l'America Latina e l'Africa, unite da un comune destino di sfruttamento.
Il Sottosviluppo come Prodotto Storico
Il cuore pulsante dell'argomentazione degli autori risiede nel rovesciamento della narrativa coloniale tradizionale.
Entrambi, attingendo a piene mani dalla teoria della dipendenza e dall'analisi marxista, rigettano l'idea che l'Europa abbia "scoperto" o "civilizzato" terre arretrate.
Al contrario, essi dimostrano come le metropoli europee (e successivamente il Nord America) abbiano attivamente e sistematicamente "sottosviluppato" regioni fiorenti e autosufficienti, integrandole forzatamente in un sistema economico globale diseguale.
Galeano, con uno stile che fonde il rigore del saggio con la passione della cronaca letteraria, descrive questo processo come un salasso durato cinque secoli: "L'America Latina è la regione dalle vene aperte.
Dalla scoperta fino ai nostri giorni, tutto si è sempre trasformato in capitale europeo o, più tardi, nordamericano, e come tale si è accumulato e si accumula nei lontani centri del potere".
Le risorse naturali – l'oro e l'argento prima, lo zucchero, il caffè, il rame e il petrolio poi – non sono mai servite al benessere dei popoli che vivevano sopra di esse, ma hanno alimentato la rivoluzione industriale e la prosperità altrui.
Parallelamente, Walter Rodney, con un approccio da storico rigoroso e militante, applica la stessa lente analitica all'Africa.
Egli smonta meticolosamente il mito del "fardello dell'uomo bianco", argomentando che prima del contatto massiccio con l'Europa, le società africane possedevano sistemi politici, economici e sociali complessi e in evoluzione.
L'intervento europeo, attraverso la tratta degli schiavi e la successiva colonizzazione, non solo ha interrotto bruscamente questo sviluppo endogeno, ma ha riorientato l'intera economia africana verso l'esterno.
L'agricoltura di sussistenza fu rimpiazzata da monocolture destinate all'esportazione, l'artigianato locale fu distrutto dalla competizione con i prodotti industriali europei e le infrastrutture furono costruite solo per facilitare l'estrazione delle materie prime.
Per Rodney, quindi, lo sviluppo europeo e il sottosviluppo africano sono "le due facce della stessa medaglia".
Analogie strutturali dello sfruttamento
L'analisi comparata delle due opere rivela meccanismi di espropriazione sorprendentemente simili, che costituiscono la grammatica stessa del sistema coloniale e neocoloniale.
L'estrazione delle materie prime: il peccato originale descritto da entrambi.
Galeano dedica capitoli interi al saccheggio dei metalli preziosi di Potosí e Ouro Preto, che finanziarono le corti europee lasciando dietro di sé solo "città fantasma".
Rodney, dal canto suo, documenta come le ricchezze minerarie (oro, diamanti, rame) e agricole (cacao, gomma, olio di palma) dell'Africa siano state depredate per alimentare le fabbriche di Manchester e Bordeaux.
In entrambi i casi, la ricchezza del sottosuolo è diventata la maledizione dei popoli.
La distruzione dell'industria locale: sia in America Latina che in Africa, lo sviluppo di un'economia diversificata e di un mercato interno fu attivamente sabotato.
Galeano narra di come le nascenti industrie tessili di Paraguay e Argentina furono stroncate dalla concorrenza sleale dei prodotti britannici a basso costo.
Rodney descrive un processo identico in Africa, dove la produzione locale di tessuti, ferro e altri beni fu resa impossibile dall'imposizione del libero scambio, che favoriva esclusivamente le merci della metropoli.
Il ruolo delle élite locali: entrambi gli autori sottolineano come il sistema di dipendenza sia stato mantenuto non solo con la forza bruta, ma anche attraverso la cooptazione di una borghesia locale, una "lumpen-borghesia" la cui ricchezza e potere dipendevano dal suo ruolo di intermediaria con il capitale straniero.
Queste élite, educate a disprezzare la propria cultura e ad ammirare quella del colonizzatore, hanno perpetuato le strutture di sfruttamento anche dopo l'indipendenza formale, garantendo la continuità del neocolonialismo.
Il debito e il controllo finanziario: Galeano analizza in modo approfondito come, nell'era post-coloniale, il controllo militare sia stato sostituito da quello finanziario.
I prestiti internazionali, erogati da istituzioni come il Fondo Monetario Internazionale, hanno creato una spirale di debito inestinguibile, costringendo le nazioni latinoamericane ad adottare politiche di austerità e ad aprire ulteriormente le loro economie al capitale transnazionale.
Rodney, scrivendo all'alba di questo processo per molte nazioni africane appena indipendenti, ne intuì profeticamente la traiettoria, vedendo negli "aiuti" internazionali non un gesto di benevolenza, ma un nuovo e più subdolo strumento di controllo.
Stili differenti, stesso obiettivo
Nonostante la profonda affinità tematica, i due libri si distinguono per stile e approccio metodologico.
Galeano è un maestro della narrazione; la sua opera è un mosaico di aneddoti, citazioni letterarie e analisi economiche, scritto con una prosa poetica e indignata che mira a scuotere la coscienza del lettore.
La sua è una storia raccontata dal punto di vista dei vinti, una contro-storia che vuole restituire voce agli oppressi.
Rodney, invece, adotta il tono dell'accademico militante.
Il suo libro è strutturato in modo sistematico e didattico, con l'intento esplicito di fornire uno strumento di analisi per gli studenti e gli attivisti africani.
La sua argomentazione è densa di dati, meticolosamente documentata e si fonda su un'applicazione rigorosa del materialismo storico.
Se Galeano seduce e commuove, Rodney convince e arma intellettualmente.
Tuttavia, queste differenze stilistiche non fanno che rafforzare la loro convergenza. Entrambi condividono l'urgenza di demistificare la storia ufficiale scritta dai conquistatori e di fornire una chiave di lettura del presente.
La loro non è un'analisi fine a se stessa, ma un atto politico, un invito alla presa di coscienza e alla ribellione contro un ordine mondiale ingiusto.
Un'eredità duratura
"Le vene aperte dell'America latina" e "Come l'Europa ha sottosviluppato l'Africa" sono più che semplici saggi storici; sono manifesti politici che hanno plasmato la coscienza di intere generazioni di intellettuali, studenti e attivisti in tutto il Sud del mondo.
A oltre cinquant'anni dalla loro pubblicazione, la loro analisi rimane di una sconcertante attualità.
Le dinamiche di estrazione delle risorse, la fuga dei capitali, il peso del debito estero e la complicità delle élite locali continuano a definire la realtà di molti paesi in entrambi i continenti.
L'intreccio tra le narrazioni di Galeano e Rodney dimostra che la storia dello sfruttamento non è una serie di eventi isolati, ma un sistema globale coerente e interconnesso.
Leggere queste due opere in parallelo significa comprendere la dimensione planetaria dell'imperialismo e riconoscere che le ferite dell'America Latina e dell'Africa sono state inferte dalla stessa arma.
Il loro lamento congiunto non è solo un atto d'accusa contro il passato, ma un monito per il presente e una chiamata a lottare per un futuro in cui le vene del Sud del mondo possano finalmente richiudersi.
Eduardo Galeano: "Le vene aperte dell'America latina";
Walter Rodney: "Come l'Europa ha sottosviluppato l'Africa".
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