Lo Sguardo, la Classe e la Prassi.

di socialclimatejustice.blogspot.com

bell hooks (pseudonimo di Gloria Jean Watkins, 1952-2021) è stata una delle voci più incisive e influenti del pensiero femminista e antirazzista contemporaneo.
La sua vasta produzione intellettuale ha decostruito le intersezioni tra razza, genere e classe con lucidità e coraggio.
Attraverso un linguaggio accessibile ma teoricamente denso, hooks ha sfidato le fondamenta del potere patriarcale, della supremazia bianca e del capitalismo, invitando a una trasformazione radicale della società e della coscienza individuale.
La sua critica culturale, la sua analisi di classe e la sua visione del femminismo si intrecciano in un progetto politico e pedagogico coerente e profondamente trasformativo.

Decostruire la Rappresentazione e rivendicare lo Sguardo

bell hooks offre una critica penetrante del modo in cui la cultura visiva occidentale – dal cinema alla pubblicità, fino all'arte – costruisce e perpetua stereotipi razziali e di genere; il corpo nero, in particolare quello femminile, viene oggettivato, esotizzato e neutralizzato come soggetto politico.
hooks sostiene che, storicamente, alle persone nere è stato negato il "diritto di guardare": durante la schiavitù e l'era della segregazione, uno sguardo diretto da parte di un nero verso un bianco poteva essere punito con la violenza o la morte.
Questo divieto si è tradotto, in ambito culturale, in una rappresentazione cinematografica e mediatica in cui i personaggi neri sono quasi sempre oggetti dello sguardo bianco, mai soggetti che guardano e interpretano il mondo dalla propria prospettiva.
Lo "sguardo oppositivo" è, quindi, un atto di resistenza; per le donne nere, in particolare, si tratta di una doppia sfida: resistere sia allo sguardo razzista che a quello patriarcale.
hooks analizza come le spettatrici nere spesso si trovino in una posizione di alienazione di fronte ai prodotti culturali dominanti, che non solo non le rappresentano, ma le rappresentano in modi che rafforzano la loro oppressione.
Guardare criticamente, "controcorrente", diventa un atto di "decolonizzazione della mente" e di affermazione della propria soggettività.
hooks scrive: "Guardare indietro, in una sfida critica, è una forma di resistenza".
Inoltre, hooks affronta il tema dell'appropriazione culturale e della fascinazione della cultura dominante per l'"Altro" razzializzato.
L'autrice critica figure che utilizzano l'iconografia nera come mero accessorio stilistico, svuotandola del suo contesto politico e storico.
Questo "mangiare l'Altro" (eating the Other) è una forma di consumo coloniale che neutralizza la minaccia della differenza trasformandola in una merce esotica.
L'analisi di hooks dimostra come la rappresentazione non sia mai un atto neutrale, ma "un campo di battaglia politico" in cui si negoziano e si impongono le gerarchie di potere.

Rompere il silenzio sulla Classe

hooks sposta il focus su una categoria spesso trascurata o deliberatamente ignorata all'interno dei movimenti progressisti americani: la classe sociale.
L'autrice parte dalla sua esperienza personale, quella di una donna nera proveniente da una famiglia operaia del Sud che entra nel mondo accademico, un ambiente prevalentemente bianco e borghese.
hooks denuncia il "tabù della classe" nella società statunitense; l'autrice sostiene che il "mito del sogno americano" – l'idea che chiunque, indipendentemente dalle proprie origini, possa raggiungere il successo attraverso il duro lavoro – serve a mascherare le profonde e strutturali disuguaglianze di classe.
Questo silenzio, afferma hooks, è funzionale al mantenimento dello status quo capitalista e patriarcale.
Uno dei contributi più importanti dell'autrice è appunto la sua critica al femminismo e all'antirazzismo che ignorano la dimensione di classe.
hooks accusa il femminismo liberale di essere diventato un movimento per donne bianche e privilegiate, interessate a rompere il "soffitto di cristallo" per entrare nelle stanze del potere capitalista, piuttosto che a smantellare le strutture di oppressione che colpiscono le donne della classe lavoratrice e le donne povere.
Allo stesso modo, critica un certo discorso antirazzista che si concentra esclusivamente sulla "rappresentanza e l'inclusione delle élite nere", trascurando le condizioni materiali di vita della maggioranza della popolazione afroamericana.
hooks invita a sviluppare una "coscienza di classe" che non sia separata dalla coscienza femminista e antirazzista.
Per lei, la lotta contro il sessismo e il razzismo è inscindibile dalla lotta contro lo sfruttamento capitalista: un appello appassionato a superare le divisioni e a costruire una solidarietà trasversale tra tutti coloro che sono oppressi dal sistema, indipendentemente dalla loro identità specifica.
hooks chiede di scegliere "da che parte stare": dalla parte dei poveri e degli sfruttati, o dalla parte dei privilegiati.


Una politica appassionata

hooks si propone di demistificare il femminismo e di renderlo accessibile a un pubblico vasto, al di fuori delle cerchie accademiche.
L'autrice risponde alla domanda fondamentale "Cos'è il femminismo?" con una definizione chiara e inclusiva: "Il femminismo è un movimento per porre fine al sessismo, allo sfruttamento sessista e all'oppressione"; questa definizione è di per sé un atto politico.
Il nemico non sono gli uomini, ma il sessismo: "un sistema di pensiero e di azione che può essere interiorizzato e perpetuato da chiunque, a prescindere dal genere".
hooks apre le porte del movimento a tutti; il femminismo, nella sua visione, non è una guerra tra i sessi, ma una lotta collettiva per la liberazione di tutte e tutti dalle rigide e disumanizzanti norme di genere imposte dal patriarcato.
hooks affronta questioni centrali del pensiero femminista: la coscienza, la sorellanza, la violenza, il lavoro, la sessualità, la spiritualità e, naturalmente, la razza e la classe.
L'autrice smonta i preconcetti e gli stereotipi che hanno allontanato molte persone dal femminismo (ad esempio, l'idea che le femministe odino gli uomini o che siano tutte lesbiche).
Un aspetto cruciale del suo lavoro è l'insistenza sul fatto che il femminismo non riguardi solo le donne; hooks spiega come anche gli uomini siano danneggiati dal patriarcato, che li costringe a reprimere le proprie emozioni, a conformarsi a un ideale di mascolinità tossica e a partecipare a un sistema di dominio che li aliena da se stessi e dagli altri: pertanto, la liberazione femminista è anche la liberazione degli uomini.
Per hooks la teoria deve essere uno strumento di liberazione, una "prassi" capace di unire pensiero ed azione: un manifesto politico, una dichiarazione d'amore per un movimento che ha il potenziale di trasformare radicalmente il mondo in un luogo più giusto e umano per tutti.

Un progetto Intersezionale di liberazione

Le opere di bell books rivelano la coerenza e la profondità del suo progetto intellettuale e politico.
La sua analisi si muove costantemente attraverso le categorie di "razza, genere e classe", dimostrando come queste non siano sistemi di oppressione separati, ma forze che si intersecano e si rafforzano a vicenda in quello che lei, riprendendo il termine da Patricia Hill Collins, definisce una "matrice del dominio".
hooks ci insegna a guardare criticamente, a riconoscere come il potere operi attraverso la rappresentazione culturale; ci costringe a fare i conti con il privilegio economico e a riconoscere che non può esserci liberazione senza giustizia di classe.
L'autrice traduce queste complesse analisi in un messaggio universale e accessibile, offrendo una visione del femminismo come movimento inclusivo e radicale per la liberazione di ogni essere umano.
L'eredità di bell hooks risiede nella sua capacità di unire il rigore accademico alla passione politica, l'analisi strutturale all'esperienza personale, la critica radicale a un profondo senso di amore e speranza.
Le sue opere non sono solo testi da studiare, ma strumenti per vivere, guide per una prassi trasformativa che invita a decolonizzare i nostri sguardi, a scegliere da che parte stare e a lottare per un mondo in cui il femminismo sia, davvero, per tutti.


bell hooks: "Sguardi neri";

bell hooks: "Da che parte stiamo";

bell hooks: "Il femminismo è per tutti".


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