L'Ecologia come scienza sovversiva: il pensiero ecologico di André Gorz.

di socialclimatejustice.blogspot.com

André Gorz (1923-2007), filosofo e giornalista franco-austriaco, è stato una delle figure più lucide e profetiche del pensiero ecologista del XX secolo.
La sua opera rappresenta un ponte cruciale tra la critica sociale marxista e la nascente coscienza ecologica.
Partendo dalla critica al produttivismo, Gorz giunge a delineare la necessità di un vero e proprio "esodo" dalla civiltà del lavoro e del capitale.
Gorz si distingue per la sua capacità di saldare la questione ambientale alla critica del sistema capitalistico, rifiutando  le interpretazioni meramente tecniche o naturalistiche della crisi ecologica.
Il punto di partenza di Gorz è che l'ecologia, se compresa fino in fondo, non è una disciplina neutra ma una "scienza intrinsecamente sovversiva".
Essa mette in discussione i fondamenti stessi della razionalità economica dominante, svelandone l'irrazionalità di fondo.
Critica al Produttivismo: L'elemento centrale del lavoro di Gorz è una critica spietata al "produttivismo", ovvero l'ideologia della crescita infinita in un mondo finito.
L'autore dimostra come questa logica non sia un'esclusiva del capitalismo, ma abbia contagiato anche il socialismo reale.
Entrambi i sistemi, ossessionati dall'aumento della produzione materiale, finiscono per generare distruzione ambientale, alienazione sociale e disuguaglianze.
La crescita economica, anziché liberare l'umanità, crea nuove forme di scarsità e povertà, che Gorz definisce "povertà nell'abbondanza".
Tecnologia e Dominio: Gorz rifiuta l'idea della neutralità della tecnologia.
Le tecnologie sviluppate dal capitalismo non sono strumenti liberamente orientabili verso fini diversi, ma incorporano le logiche di dominio, gerarchia e centralizzazione del sistema che le ha prodotte.
L'industria nucleare, ad esempio, non è solo una fonte di energia, ma impone una società tecnocratica, centralizzata e autoritaria.
La soluzione non può quindi essere una "tecnologia più pulita", ma una trasformazione radicale dei rapporti sociali e produttivi che permetta lo sviluppo di "tecnologie conviviali" (concetto ripreso da Ivan Illich), ovvero strumenti controllabili dagli individui e dalle comunità.
L'Alienazione Ecologica: la distruzione della natura è vista come il riflesso speculare dell'alienazione umana.
Sfruttando l'ambiente, l'uomo finisce per distruggere le basi materiali della propria esistenza e per alienarsi dal proprio corpo, dai propri bisogni reali e dalle proprie capacità creative.
Gorz sostiene che le riforme interne al sistema – come le tasse ecologiche, o le normative anti-inquinamento – sono destinate a fallire perché non intaccano la logica del profitto e dell'accumulazione.
La vera ecologia politica deve puntare a una "riconversione ecologica dell'intera società".
Ciò implica una drastica riduzione della produzione materiale, l'abbandono delle industrie inquinanti e una riorganizzazione della vita attorno a principi di autonomia, cooperazione e decentralizzazione.
La lotta ecologica e la lotta anticapitalista sono, per Gorz, due facce della stessa medaglia.

La centralità della "Liberazione dal lavoro"

Se il nemico è dunque il capitalismo produttivista, la riflessione di Gorz si concentra allora sulle vie d'uscita concrete, ponendo al centro la questione del lavoro e del tempo liberato.
Gorz articola così una delle sue tesi più celebri: la distinzione tra razionalità economica e altre forme di razionalità (sociale, ecologica, culturale).
La Fine della Civiltà del Lavoro: Gorz analizza come l'automazione e la rivoluzione microelettronica stiano rendendo obsoleto il lavoro come principale meccanismo di distribuzione della ricchezza e di integrazione sociale.
Continuare a perseguire la piena occupazione è un'utopia reazionaria che alimenta la crescita insostenibile.
La vera sfida è gestire l'uscita dalla "società fondata sul lavoro".
Riduzione dell'Orario di Lavoro e Reddito di Esistenza: la proposta politica centrale diventa così una "drastica e generalizzata riduzione dell'orario di lavoro", senza perdita di salario.
Questo permetterebbe di redistribuire il lavoro necessario, combattere la disoccupazione e, soprattutto, liberare tempo per altre attività.
A questa misura si affianca la proposta di un "reddito di esistenza (o reddito universale)", incondizionato e sufficiente a garantire una vita dignitosa, svincolando la sopravvivenza dalla prestazione lavorativa.
Gorz immagina una "società duale" in cui coesistono due sfere.
La prima è la "sfera del lavoro eteronomo", quello socialmente necessario ma non sempre gratificante, da ridurre al minimo indispensabile.
La seconda è la "sfera dell'autonomia", un vasto regno di attività libere, autogestite, cooperative e creative (arte, cultura, cura, autoproduzione, impegno politico) che costituiscono il vero spazio della realizzazione umana.
La liberazione dal lavoro salariato è la condizione per l'espansione di questa sfera.
La prospettiva è quella di una "trasformazione graduale e radicale delle istituzioni e dello stile di vita".
L'obiettivo è costruire un "ecosocialismo" che non si limiti a statalizzare i mezzi di produzione, ma che subordini la razionalità economica ai bisogni umani e ai limiti ecologici.
La sinistra, secondo Gorz, deve abbandonare il culto del lavoro e della crescita e fare della liberazione del tempo il proprio orizzonte strategico.

L'esodo dalla "Matrice Produttivista"

Non si tratta dunque di riformare o trasformare il capitalismo, ma di abbandonarlo; il concetto chiave è quello di "esodo".
Di fronte all'impossibilità di un "capitalismo verde" – che Gorz considera un ossimoro, poiché la logica del valore richiede un'espansione infinita – l'unica via d'uscita è costruire, qui e ora, spazi di vita e produzione sottratti alla logica del mercato e del profitto.
Critica dello Sviluppo Sostenibile: Gorz smaschera l'ideologia dello "sviluppo sostenibile" e della "crescita verde" come un tentativo del capitalismo di trasformare la crisi ecologica in una nuova opportunità di profitto.
La mercificazione dell'aria (quote di emissione), dell'acqua e dei beni comuni non risolve il problema, ma lo aggrava, estendendo la logica del capitale a ogni aspetto della vita.
L'Esodo e l'Autoproduzione: l'esodo non è una fuga nel privato, ma un processo politico collettivo di costruzione di alternative concrete.
La parola d'ordine è "produrre noi stessi ciò che consumiamo".
Questo significa rilocalizzare l'economia, favorire l'agricoltura contadina e biologica, sviluppare tecnologie appropriate (low-tech), creare reti di scambio non monetario e rafforzare le comunità locali.
L'obiettivo è ridurre la dipendenza dal mercato e dallo Stato.
La Decrescita come Orizzonte: sebbene non usi sistematicamente il termine, il pensiero di Gorz converge pienamente con l'orizzonte della Decrescita.
Si tratta di una riduzione pianificata e socialmente equa della produzione e dei consumi per riportare l'impronta ecologica dell'umanità entro i limiti del pianeta, migliorando al contempo la qualità della vita.
La prospettiva politica è quella di una "rivoluzione esistenziale, culturale e politica".
Non si attende un "grande giorno rivoluzionario", ma si agisce per creare delle "crepe" nel sistema, degli spazi di non-mercato che, espandendosi, possano erodere le fondamenta della società capitalista.
È un appello alla diserzione e alla costruzione, un invito a reinventare il benessere al di fuori del paradigma della ricchezza materiale e del consumo illimitato.

L'attualità di un pensiero radicale

Il percorso intellettuale di André Gorz mostra una coerenza e una capacità di visione straordinarie.
Partendo da una critica dell'impatto ambientale del produttivismo industriale, l'autore smonta le categorie centrali della modernità: il lavoro, il valore, la crescita, la tecnologia.
La sua traiettoria è quella di una progressiva radicalizzazione: dalla speranza di una riconversione ecologica del sistema produttivo, alla proposta di una riorganizzazione della società attorno al tempo liberato, fino alla lucida conclusione che l'unica salvezza risiede in un consapevole e collettivo "esodo" dalla civiltà capitalista.
Oggi, di fronte all'aggravarsi della crisi climatica e sociale, le sue analisi non solo mantengono intatta la loro validità, ma risuonano come un monito ineludibile.
Gorz ci ha lasciato in eredità un pensiero esigente e una "utopia concreta": la possibilità di una civiltà dell'autonomia, della convivialità e del tempo liberato, l'unica in grado di essere ecologicamente sostenibile e umanamente desiderabile.



André Gorz: "Écologie et politique" (1975);

André Gorz: "Capitalisme, socialisme, écologie" (1991);

André Gorz: "Ecologica" (2008).


Commenti