La riconquista dei Beni Comuni

di socialclimatejustice.blogspot.com

Naomi Klein si è imposta nel panorama intellettuale contemporaneo come una delle voci più lucide e combattive nella critica alla globalizzazione neoliberista.
La sua opera delinea una traiettoria che partendo dalla critica al potere pervasivo dei brand passa per la denuncia delle strategie di imposizione del libero mercato per convergere, infine, verso una proposta politica centrata sulla difesa e la riconquista dei "beni comuni" (the Commons).

La De-materializzazione del Capitale e la Colonizzazione della Cultura

Il lavoro teorico di Klein si fonda su un'analisi profonda della trasformazione strutturale del capitalismo alla fine del XX secolo; in particolare sull'osservazione di un passaggio cruciale: dalla produzione di beni alla "produzione di immaginari".
Le grandi corporation, secondo Klein, hanno smesso di vedere sé stesse come produttrici di oggetti per diventare "curatrici di brand".
Il valore non risiede più nel prodotto fisico, ma nell'idea, nello stile di vita e nell'identità che il logo proietta: un processo che porta a conseguenze devastanti.
L'esternalizzazione della produzione: per massimizzare i profitti e concentrarsi sul marketing, le aziende hanno delocalizzato la produzione in "zone di esportazione", creando un esercito globale di lavoratori precari e sfruttati, invisibili al consumatore occidentale.
La colonizzazione dello spazio pubblico: il brand, per sopravvivere e prosperare, deve occupare ogni spazio disponibile, sia fisico (scuole, piazze, musei) sia mentale.
La cultura, l'arte, la musica e persino i movimenti di contro-cultura vengono assorbiti e mercificati.
Un processo che si accompagna a una riduzione della scelta reale per i consumatori, mascherata da una pletora di opzioni apparentemente diverse ma controllate da pochi giganti.
La risposta politica formulata da Klein è quella del "culture jamming", ovvero del sabotaggio culturale e dell'attivismo dal basso.
L'autrice documenta la nascita di un movimento globale che non si oppone alla globalizzazione in sé, ma alla sua versione corporativa e neoliberista.
La prospettiva è quella di riappropriarsi degli spazi pubblici e della propria identità, rifiutando di essere meri "panelli pubblicitari ambulanti".
Klein ha fornito il vocabolario e la cornice analitica a una generazione di attivisti, trasformando il consumatore in un potenziale agente di cambiamento politico attraverso il boicottaggio e la richiesta di trasparenza e giustizia sociale: è una politica della resistenza che agisce sul piano simbolico e informativo.

Il Capitalismo dei disastri

Il capitalismo radicale di libero mercato – quello promosso dalla Scuola di Chicago di Milton Friedman – non si è mai affermato democraticamente, ma è stato imposto approfittando di "shock collettivi".
Klein conia il termine "capitalismo dei disastri" per descrivere questa strategia, che si articola in tre fasi.
Lo Shock Iniziale: un evento traumatico (un colpo di stato, un attacco terroristico, un disastro naturale, una crisi finanziaria) disorienta la popolazione e crea uno stato di emergenza.
La Terapia d'Urto Economica: mentre la cittadinanza è ancora sotto shock e incapace di reagire lucidamente, vengono implementate rapidamente riforme economiche radicali: privatizzazioni di massa, deregolamentazione selvaggia e tagli drastici alla spesa sociale.
La Soppressione del Dissenso: l'uso dell'apparato statale e della forza per reprimere chiunque si opponga a queste "riforme", consolidando il nuovo ordine economico.
Klein utilizza la metafora dell'elettroshock in psichiatria: una scarica violenta che cancella la personalità esistente per poter scrivere su una "tabula rasa".
Allo stesso modo, il capitalismo dei disastri sfrutta le crisi per cancellare le politiche progressiste e le tutele sociali. Gli esempi storici vanno dal Cile di Pinochet (il primo "laboratorio"), alla Russia post-sovietica, dalla Polonia di Solidarność all'Iraq post-invasione, fino alla New Orleans post-uragano Katrina.
La prospettiva politica di Klein si fa dunque necessariamente più radicale.
Non si tratta più solo di resistere, ma di comprendere e combattere l'alleanza tra il potere corporativo e quello statale, che usa la crisi come opportunità.
La difesa della democrazia e dello stato sociale diventa l'argine principale contro il capitalismo dei disastri.
L'obiettivo politico è rafforzare le istituzioni democratiche, promuovere la memoria storica per riconoscere i pattern dello shock e costruire economie locali rigenerative, capaci di resistere e rispondere alle crisi in modo solidale e non predatorio.

La Riconquista dei Beni Comuni

La "Riconquista dei Beni Comuni" rappresenta il tessuto connettivo e la proposta costruttiva che lega tutta l'opera dell'autrice.
Il concetto di "beni comuni" è la chiave di volta del pensiero di Klein: l'unica alternativa possibile.
I beni comuni non sono solo le risorse naturali (acqua, aria, terra), ma rappresentano molto di più.
I beni comuni sociali: sanità pubblica, istruzione, trasporti.
I beni comuni culturali e intellettuali: la conoscenza, l'arte, il software open source, internet.
I beni comuni urbani: le piazze, i parchi, gli spazi pubblici.
Il neoliberismo, in tutte le sue forme, è un processo di "recinzione" (enclosure) e privatizzazione di questi beni.
La prospettiva politica è quella di invertire questo processo.
De-privatizzare: riportando sotto il controllo pubblico e democratico i servizi essenziali.
Creare nuove forme di gestione collettiva: sperimentando modelli di governance che non siano né puramente statali né privati, ma basati sulla partecipazione delle comunità.
Costruire un'economia rigenerativa: un'economia che non si basa sull'estrazione e lo sfruttamento, ma sulla cura e su una gestione rigenerativa delle risorse condivise.
Questa visione unifica le lotte; la battaglia per l'acqua pubblica, la difesa della sanità universale, il movimento per il software libero e la lotta contro il cambiamento climatico diventano tutte facce della stessa medaglia: "la difesa del comune contro l'assalto del privato".

Una critica coerente per un futuro possibile

L'analisi dei lavori di Naomi Klein rivela un pensiero straordinariamente coerente e profetico.
Dalla critica alla cultura consumistica e ai meccanismi brutali di imposizione ideologica, Naomi Klein formula dunque una proposta politica potente e coraggiosa: la "riconquista dei beni comuni".
Il suo contributo è quello di una teorica politica che ha fornito ai movimenti sociali globali una narrazione unificante e un orizzonte politico.
In un'epoca segnata da crisi ecologiche, sanitarie ed economiche sempre più frequenti, l'opera di Naomi Klein non è solo una diagnosi del passato, ma uno strumento indispensabile per navigare lo "shock" del presente e costruire un futuro più giusto, fondato sulla ricchezza del nostro patrimonio comune.



Naomi Klein: "Fences and Windows";

Naomi Klein: "No Logo";

Naomi Klein: "Shock Economy";

Naomi Klein: "This Changes Everything".


Commenti