Un fronte Femminista ed Ecologista.

di socialclimatejustice.blogspot.com

Nel panorama contemporaneo del pensiero critico, le voci di Verónica Gago, Silvia Federici, Stefania Barca e Vandana Shiva intrecciano femminismo ed ecologia in un'analisi radicale delle crisi sistemiche del nostro tempo.
I loro lavori, pur partendo da contesti geografici e traiettorie intellettuali differenti, convergono in una critica serrata al capitalismo patriarcale e alle sue logiche di sfruttamento ed espropriazione, capace di offrire strumenti concettuali e pratici per immaginare e costruire un futuro più giusto e rigenerativo.

La potenza femminista e la politica del desiderio

Verónica Gago, tra le fondatrici del movimento "Ni Una Menos", articola una visione del femminismo come forza trasformatrice globale.
Il suo quadro teorico si radica in un marxismo eterodosso, arricchito da un approccio decoloniale e transfemminista, che pone al centro l'analisi dei territori e dei corpi come luoghi di resistenza all'estrattivismo capitalista.
L'elemento chiave del pensiero di Gago è il concetto di "potenza femminista", da non confondere con il "potere" inteso come dominio.
La potenza, per Gago, è la capacità collettiva di agire, di creare legami e di trasformare la realtà a partire dal "desiderio di cambiare tutto".
Questo desiderio non è un'aspirazione individuale, ma una forza politica che si manifesta nelle piazze, negli scioperi e nelle assemblee, tessendo una trama di solidarietà che attraversa le differenze. 
Un altro concetto fondamentale è quello di "estrattivismo", che Gago estende oltre l'appropriazione delle risorse naturali per includere lo sfruttamento dei corpi, del lavoro di cura e dei saperi.
In questa prospettiva, la violenza di genere non è un fenomeno isolato, ma una componente strutturale di un sistema che mercifica la vita in ogni sua forma.
La lotta femminista, quindi, non può che essere una lotta contro l'estrattivismo in tutte le sue manifestazioni, intrecciando la difesa del territorio con la difesa del corpo.
La prospettiva politica di Gago è quella di un "femminismo transnazionale e intersezionale", capace di connettere le lotte contro il patriarcato, il razzismo e il capitalismo.
Lo "sciopero femminista" internazionale è per lei uno strumento cruciale, non solo come astensione dal lavoro produttivo e riproduttivo, ma come processo di politicizzazione del quotidiano e di costruzione di alternative concrete.
È un femminismo che non si accontenta di rivendicare diritti all'interno del sistema esistente, ma che punta a una sua radicale trasformazione.

Reincantare il mondo: i "commons" come alternativa al capitalismo

Silvia Federici approfondisce la sua critica al capitalismo, fondata su una rilettura della storia dell'accumulazione originaria in chiave femminista, evidenziando come la caccia alle streghe fosse stata funzionale alla sottomissione dei corpi femminili e alla distruzione dei saperi comunitari.
L'elemento chiave del pensiero di Federici è la centralità del "lavoro di riproduzione sociale", inteso come l'insieme delle attività necessarie a sostenere la vita e la forza-lavoro.
Questo lavoro, storicamente assegnato alle donne e svalutato perché non retribuito, è per Federici il "fondamento invisibile" su cui si regge l'intero edificio capitalista.
La sua invisibilizzazione è stata una precondizione per lo sfruttamento senza limiti sia della forza-lavoro che della natura.
A partire da questa analisi, Federici propone la "politica dei commons" (beni comuni) come principale strategia di resistenza e di costruzione di alternative.
I "commons" non sono solo risorse naturali da gestire collettivamente, ma anche saperi, relazioni e pratiche di cura da sottrarre alla logica del mercato.
"Reincantare il mondo" significa, per Federici, ricostruire questi legami comunitari, riappropriarsi dei mezzi di riproduzione e creare forme di autogoverno dal basso.
Le esperienze di lotta delle donne in America Latina e in Africa, che si oppongono all'espropriazione delle terre e alla distruzione delle loro comunità, sono esempi concreti di questa politica.
La prospettiva politica di Federici è dunque quella di una "transizione post-capitalista" fondata sulla cooperazione e sulla solidarietà.
Si tratta di un processo che non può essere delegato allo Stato, ma che deve nascere dalla capacità delle comunità di "auto-organizzarsi e di creare istituzioni autonome".
In questo senso, il femminismo di Federici è profondamente anticapitalista, e vede nella riappropriazione della riproduzione sociale la chiave per una trasformazione radicale della società.

Forze di riproduzione per un'ecologia politica femminista

La storica ambientale Stefania Barca, colloca Il suo lavoro teorico all'intersezione tra storia del lavoro, ecologia politica e femminismo materialista, offrendo una critica incisiva al modello di sviluppo industriale.
Elemento chiave del pensiero di Barca è il concetto di "forze di riproduzione", che si contrappone a quello marxiano di "forze di produzione".
Mentre queste ultime si basano sullo sfruttamento del lavoro e della natura per la crescita economica, le forze di riproduzione rappresentano la capacità degli esseri umani e degli ecosistemi di generare e sostenere la vita.
Barca sostiene che la crisi ecologica attuale sia il risultato di un conflitto storico tra queste due forze, in cui le forze di produzione hanno sistematicamente sottomesso e distrutto quelle di riproduzione.
Barca critica la narrazione dell'"Antropocene" in quanto tende a omogeneizzare l'umanità, nascondendo le responsabilità storiche del capitalismo e del colonialismo nella devastazione ambientale.
La studiosa propone invece di parlare di "Capitalocene", per sottolineare come la crisi ecologica sia intrinsecamente legata a un sistema economico basato sull'accumulazione infinita.
In questa prospettiva, i soggetti che incarnano le forze di riproduzione – in particolare le donne, le comunità indigene e i lavoratori – sono i protagonisti di una possibile "rivoluzione ecologica".
La prospettiva politica di Barca è quella di una "giustizia ambientale e sociale", che metta al centro la cura e la riproduzione della vita.
Si tratta di riconoscere e valorizzare i saperi e le pratiche di coloro che storicamente si sono presi cura dei corpi e dei territori, e di costruire alleanze tra i movimenti femministi, ecologisti e dei lavoratori.
La sua proposta è quella di una "transizione ecologica dal basso", che non si limiti a una riconversione "verde" del capitalismo, ma che metta in discussione i suoi fondamenti stessi.

Il pianeta di tutti: Decolonizzare la terra, la mente e il futuro

Vandana Shiva, fisica, attivista e ambientalista indiana, è una delle voci più note e influenti dell'ecofemminismo a livello globale.
L'autrice condensa decenni di lotte e di riflessioni contro il neocolonialismo delle multinazionali e in difesa della sovranità alimentare in un quadro teorico che si nutre della filosofia gandhiana, della critica al riduzionismo scientifico e di una profonda conoscenza delle tradizioni agricole del Sud del mondo.
Elemento chiave del pensiero di Shiva è la "critica alla globalizzazione neoliberista come una nuova forma di colonizzazione".
Le multinazionali dell'agroalimentare e della farmaceutica, attraverso i brevetti sulla vita e l'imposizione di un modello agricolo industriale, stanno espropriando i contadini delle loro terre e dei loro semi, distruggendo la biodiversità e minacciando la sicurezza alimentare di miliardi di persone.
Shiva definisce questo sistema: "capitalismo dell'1%"; una minoranza che concentra ricchezza e potere a scapito della maggioranza della popolazione mondiale e del pianeta.
Al modello dominante, Shiva contrappone il paradigma dell'"ecologia della vita", fondato sul rispetto dei limiti ecologici e sulla valorizzazione dei saperi tradizionali. La "difesa dei semi" è per lei una battaglia cruciale, in quanto i semi rappresentano la continuità della vita e l'autonomia delle comunità.
La sua lotta per la "sovranità alimentare" è una lotta per il diritto dei popoli a definire i propri sistemi agricoli e alimentari, in armonia con la natura e con le culture locali. 
La prospettiva politica di Shiva è quella di una "democrazia della Terra", in cui gli esseri umani si riconoscano come parte di una comunità biotica più ampia e si assumano la responsabilità di prendersene cura.
Questo implica un cambiamento radicale di paradigma, dall'avidità alla cura, dalla competizione alla cooperazione.
Le sue proposte includono la promozione dell'agricoltura biologica e a chilometro zero, la difesa dei beni comuni e il boicottaggio delle multinazionali che distruggono il pianeta.
È una visione che unisce la resistenza locale all'azione globale, in nome di un futuro equo e giusto per tutti.

Convergenze: un fronte Femminista ed Ecologista

L'analisi del lavoro delle autrici rivela profonde convergenze teoriche e politiche, che delineano i contorni di un fronte comune femminista ed ecologista.
Critica al Capitalismo Patriarcale: tutte e quattro le autrici individuano nel capitalismo patriarcale la radice delle crisi interconnesse del nostro tempo.
Il sistema economico dominante, basato sulla logica del profitto e dell'accumulazione infinita, si nutre dello sfruttamento del lavoro (in particolare quello riproduttivo e non pagato delle donne), dell'espropriazione delle risorse naturali e della sottomissione dei corpi e dei saperi non conformi.
Centralità della Riproduzione: un tema centrale per le autrici è quello della "riproduzione".
Per Gago, è il terreno in cui si manifesta la potenza femminista; per Federici, è il fondamento invisibile del capitalismo e il luogo da cui partire per costruire alternative; per Barca, è l'antidoto alle "forze di produzione" distruttive; per Shiva, attraverso la difesa dei semi e della biodiversità, la lotta è per la riproduzione della vita stessa.
Riconoscere la centralità della "riproduzione" significa spostare lo sguardo dalla sfera della produzione a quella della cura, e valorizzare tutte quelle attività che sostengono la vita.
Gago, Federici, Barca e Shiva non si limitano a una critica del sistema esistente, ma offrono anche concrete prospettive politiche.
Che si parli di "potenza femminista", di "politica dei commons", di "forze di riproduzione" o di "democrazia della Terra", il filo rosso che le unisce è la necessità di costruire alternative dal basso, a partire dalle pratiche di resistenza e di autogoverno delle comunità.
Intersezionalità e opzione decoloniale: pur con accenti diversi, tutte le autrici adottano una prospettiva intersezionale e decoloniale.
Riconoscono che le forme di oppressione basate sul genere, la razza e la classe sono intrinsecamente connesse e che la lotta per la liberazione non può che essere una lotta contro tutte le forme di dominio.
La loro attenzione alle lotte del Sud Globale è un antidoto all'eurocentrismo di certo femminismo e di certo ecologismo, e un invito a imparare dalle esperienze di chi da secoli resiste al colonialismo e all'estrattivismo.
In conclusione, i lavori di Verónica Gago, Silvia Federici, Stefania Barca e Vandana Shiva rappresentano una bussola indispensabile per orientarsi nelle complessità del presente.
Esse offrono un'analisi lucida e radicale delle cause profonde delle crisi che stiamo attraversando e, al tempo stesso, indicano una via d'uscita.
Una via che passa per la riappropriazione dei corpi e dei territori, per la costruzione di comunità resilienti e solidali, e per la tessitura di alleanze trasversali capaci di sfidare il potere del capitalismo patriarcale: per un futuro in cui la cura della vita, in tutte le sue forme, sia al centro della politica e della società.



Veronica Gago: "La potenza femminista";

Silvia Federici: "Reincantare il mondo";

Stefania Barca: "Forze di riproduzione";

Vandana Shiva: "Il pianeta di tutti".


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